In ogni stagione arriva quel momento in cui devi dare una botta, una svolta, a tutto quello che si è fatto in precedenza, se non è stato abbastanza. Un giro di boa che si deve fare ora o mai più, soprattutto se ti chiami Houston Rockets ed hai una squadra costruita per vincere quel titolo che manca troppo tempo nel sud-est del Texas. James Harden, Dwight Howard e Trevor Ariza non sono nomi qualunque, e giustamente pretendono molto. Ma la squadra sembra essere presente solo a tratti, con questi tre non esenti da colpe. Sembrava che il cambio di allenatore, da McHale a Bickerstaff, potesse rendere e far fare la svolta definitiva a questa stagione, ma invece la squadra è rimasta sempre la stessa, tranne per qualche vittoria di fila, non sembra aver ritrovato lo smalto che l'ha portata al secondo posto l'anno scorso.
L'ostacolo dei Rockets, per dimostrare veramente cosa valgono e quale potrà essere la loro stagione da qui in poi, si chiama Spurs. Il derby texano, previsto per le 02:00 ora italiana, non può essere visto come una partita qualunque, da entrambe le parti. Per Houston i motivi che ho detto prima, per gli Spurs potrebbe essere un nuovo messaggio d'allarme da spedire alla Baia californiana, per far capire a Curry e compagnia che non sono soli in corsa per il titolo, e, soprattutto, che l'era Spurs non è ancora arrivata al tramonto. I tre senatori, infatti, stanno godendo del momento di gloria di Kawhi Leonard, miglior difensore della lega e attaccante di pura qualità, che sta incantando e dominando, nel silenzio più assoluto, senza giocate spettacolari, come è suo solito fare, e come è solito fare agli Spurs dell'era Popovich. Vivere nell'ombra per poi attaccare quando opportuno, mentalità vincente che, forse, non tutte le squadre hanno colto a pieno.
Partita tutt'altro che scontata, quindi, quella che andrà in scena al Toyota Center. La lotta fra chi deve ritrovare se stesso e chi, invece, ha piena coscienza di sè e delle proprie potenzialità e, sotto sotto, ci gode di questa posizione in ombra.