3....2....1....Sirena! Steph Curry lancia verso il tetto della Quickens Loans Arena di Cleveland, Ohio, l'ultimo pallone della stagione NBA 2014-2015. Un lancio liberatorio che sansicisce l'inizio di un'epoca, i Golden State Warriors raggiungono il massimo in una sola stagione, sono i nuovi campioni NBA!
Era la notte fra il 16 e il 17 Giugno 2015, una notte che rimarrà impressa per sempre nella storia del basket moderno e non. Una squadra perfetta con un gioco a dir poco strabiliante e con un allenatore che ha saputo sfruttare al massimo i talenti che si ritrovava in squadra nella sua stagione da rookie su una panchina, riuscendo a raggiungere il traguardo più alto al primo colpo, ma contro dei Cavaliers dimezzati dagli infortuni, prima Kevin Love con la dislocazione della spalla da parte di Kelly Olynik in gara 4 del primo turno di Playoffs contro Boston, poi Kyrie Irving, fuori ben due volte nel corso della post-season, dapprima contro i Chicago Bulls, poi in gara 1 della Finals, proprio contro i Warriors. Quella notte fu l'ultima notte che Steph Curry incontrò LeBron James. I due figli di Akron, uno tanto odiato, l'altro tanto amato, che hanno preso il comando delle rispettive squadre e della lega. Uno che subentra all'altro, che però non si ritira a vita privata, anzi. Come se quella cittadina del sud dell'Ohio ci volesse dire che non ci dobbiamo scordar di lei. I due "fratelli" non si sono visti da quella calda sera di metà Giugno, da quando il fratello minore ha dimostrato di valer qualcosa al maggiore, non si sono incontrati, almeno fino ad oggi, 25 Dicembre, giorno di Natale. Un regalo di Natale per il Re in cerca di redenzione e riscatto? O solo un tassello in più nella magnifica stagione disputata finora dai Warriors?
Le cose dalla scorsa stagione son un po' cambiate. Cleveland ha ritrovato sia Love che Irving (anche se non al 100% della forma quest'ultimo), è ritornato il figliol prodigo Mo Williams e sono arrivate pedine importanti come Richard Jefferson e Jared Cunningham, che dalla panca sono ottimi. Il tutto condito dalla difesa ottima di Iman Shumpert e Matthews Dellavedova, dalle triple di JR Smith e dal "Prescelto", comandante di un'armata potenzialmente devastante e accreditata per il titolo. Dall'altra parte però troviamo la quinta essenza del basket. La perfezione fatta team, come dimostrano le 24 vittorie di fila, interrotte solo dal passo falso contro i Bucks, unica sconfitta della stagione. Steve Kerr, grazie alle Finals dell'anno scorso, ha capito che la soluzione migliore per il tipo di roster che ha è il cosidetto "quintetto piccolo". Cioè optare per un quintetto più basso ed esterno rispetto a quello tradizionale, con Draymond Green centro e Andre Igoudala in campo. Anche se con molte squadre i cinque piccoli soffrono (vedesi la sconfitta a Milwaukee, con Monroe che ha dominato). La valorizzazione dell'anno scorso di Ezeli, il ritrovato Bogut e l'inserimento di Jason Thompson hanno portato più stabilità sotto canestro, che però può essere, appunto, l'unico punto debole di una squadra praticamente perfetta. Ad una squadra perfetta però serve un capitano perfetto, che ritroviamo in Steph Curry. Il nativo di Akron sembra inarrestabile quest'anno, con medie da paura e devastante sul parquet. Alla domanda "Sei il migliore al mondo?", l'MVP dell'anno scorso ha risposto sfacciatamente "Nella mia mente, si". Ma non si può biasimare vedendo i prodotti stupendi del lavoro suo e dei suoi compagni.
Quindi, in risposta alle domande poste in precedenza, meglio non sapere. Perchè rovinarci la magia di questo regalo di Natale fatto per noi dalla NBA. Godiamoci una possibile rivincita o un'ulteriore vittoria dei guerrieri della Baia. Godiamoci il basket, che non si ferma neanche a Natale. Mi sembra anche giusto ricordare che i Warriors alla Oracle Arena ancora non hanno perso, tanto per aggiungere un po' di pepe ad un sfida già rilevante di suo.