Anche quest'anno è arrivato il natale. La neve (forse) inizia a riempire le strade, le città si addobbano di lucine, babbi natale appesi (a volte impiccati, ahinoi) ai balconi, festoni, presepi e chi più ne ha più ne metta. Ma, soprattutto, la NBA ci fa trovare il suo speciale pacco sotto l'albero: il Christmas Day.

Punta di diamante dell'edizione 2015 è sicuramente il remake delle finals dello scorso anno: Golden State Warriors-Cleveland Cavaliers. In preparazione alla carrellata di materiale che come sempre la redazione basket di VAVEL Italia metterà a vostro servizio il giorno della partita, andiamo ad analizzare sulla carta le statistiche delle due franchigie in questo inizio di regular season.

Gli attacchi

I Warriors, come testimoniato dal loro record (27-1) sono la squadra che segna più punti di media in assoluto (115.5) e, insieme ai San Antonio Spurs, anche in rapporto a quelli subiti (+13.5). Non solo, i californiani guidano le classifiche di lega anche per percentuale di squadra di tiri segnati dal campo (48%, sempre condiviso con gli Spurs) ma soprattutto per assist a partita (28.8) e percentuale da tre punti (42%, addirittura +4% sulla seconda in graduatoria, i Phoenix Suns) che, uniti alla small ball a volte portata fino all'eccesso da Steve Kerr, permettono a Curry e compagni di essere semplicemente letali dal perimetro. Inoltre, Golden State guida anche la classifica dei punti su cento possessi (113), e della percentuale di tiri segnati da assist (68%) rispetto al totale di realizzazioni.

Discorso diverso invece per i Cavs: gli uomini di Blatt sono la tredicesima franchigia per punti segnati a partita (101.4) assieme a Detroit ed Atlanta. Meglio invece la differenza tra media di punti fatti e subiti, che porta Cleveland al quarto posto dietro GS, San Antonio ed Oklahoma City. Bene ma non benissimo anche per quanto riguarda le percentuali dal campo (45%, nono posto nella lega) e dall'arco (settimo posto, 36%). Punto di forza per la franchigia dell'Ohio sono però i rimbalzi di media: un 52%, meno solo di San Antonio e OKC, frutto del lavoro di Timofey Mozgov, Kevin Love e Tristan Thompson su tutti. 102 sono i punti su cento possessi (quarto posto), e il 61% le realizzazioni su assist. Diametralmente opposti rispetto ai campioni in carica, James e compagni giocano il terzo basket più lento della lega, con appena 95 possessi a partita, dietro solo a Utah (93) e Miami (95).



Le difese

Se è vero che il segreto per la vittoria è far giocare male l'avversario, la difesa è sempre più una pietra fondamentale per costruire le ambizioni da titolo.

I Warriors sono addirittura diciottesimi nella graduatoria per punti concessi a partita (102) alla pari con i Milwaukee Bucks. Questo, assieme alla media di tiri tentati dagli avversari (89.7, 29° in NBA) è un dato relativo, figlio dei molti possessi veloci degli uomini di Kerr (iniziano in media 102 azioni a partita), che infatti tornano tra i primi cinque se si parla di percentuale avversaria dal campo (43%) e di punti concessi su cento possessi (97.9).

Cleveland concede agli avversari la stessa percentuale di tiri segnati dal campo (43%) ma con una media di tentativi a partita drasticamente minore (81.8), ed una buona difesa sul perimetro (33% di triple avversarie a bersaglio). 98.8 sono i punti subiti dai Cavs ogni cento possessi. Poche seconde chance concesse però dalla difesa dei vice-campioni: il 79.9% dei rimbalzi provenienti dal proprio ferro è controllato.

Lo stile di gioco

I Golden State Warriors sono la squadra che corre meglio in transizione: il 17.3% delle giocate totali arriva in contropiede e frutta 1.20 punti di media, grazie ad un 68.4% di percentuale effettiva in transizione. Ma non solo: gli effetti della politica del “quintetto piccolo” influenzano il gioco: oltre alla massiccia dose di tiri da tre, si liberano ampi corridoi per le penetrazioni che vengono sfruttati con un 58% complessivo dal pitturato. Inoltre, il 10% dei tiri di GS, soprattutto quelli degli Splash Brothers, arriva dopo un uscita dai blocchi sulla difesa: il 56.1% effettivo dal campo li rende un'arma sicura ed affidabile per far male dal perimetro

Come tendenza dell'intera lega, anche LeBron e compagni tendono a minimizzare il cosiddetto “long two”, il tiro da due dalla distanza, per privilegiare le triple (33% dei tiri totali, con il 33% di realizzazione) sfruttando le formidabili doti dal palleggio di Smith o sugli scarichi di Iman Shumpert, e l'attacco al ferro (34% con realizzazione del 58%) con le penetrazioni, spesso dopo isolamento, dello stesso James, i post bassi di Love e i movimenti di Mozgov e Thompson.