Grinta, carattere, voglia di non mollare davanti alla sfuriata dei Cleveland Cavaliers che, ad inizio ripresa, hanno provato la fuga allungando fino al +13. I Detroit Pistons si rialzano, grazie ad un quarto periodo perfetto, fatto sia di 29 punti in attacco che di una difesa impenetrabile, che toglie ritmo all'attacco dei vice-campioni in carica, escludendo negli ultimi minuti il fulcro degli ospiti dal gioco. Gli ultimi possessi della squadra di Blatt sono l'emblema della confusione, che portano a delle scellerate scelte tra le quali un jumper di Mozgov ed una tripla forzata da Smith nel momento cruciale del match che di fatto concede la vittoria a Drummond e compagni.

Partita che sembrava in ghiaccio fino a 7' dal termine, quando LeBron James ed i suoi erano sul +8 (89-81), prima della sfuriata di Drummond (che chiuderà con l'ennesima doppia doppia da 25 e 18). Jackson, dopo un primo quarto pazzesco da 11 punti con 5/6 dal campo, riprende le redini del gioco in mano e con tre alley-oop di seguito per Drummond e 8 punti dei 10 finali della sua squadra, permette ai Pistons di interrompere la striscia negativa di quattro sconfitte di seguito (Sacramento, Golden State e le due di Los Angeles).

L'attacco di Cleveland si inceppa nel quarto periodo, dopo aver messo a soqquadro la difesa degli uomini di casa nei 24 minuti centrali della gara, che avevano visto protagonista James nella sua classica sfuriata: il 23 è implacabile nel primo quarto, dove risponde con due triple alle giocate di Reggie Jackson tenendo a galla Cleveland, prima degli 11 punti di seguito che trascinano i Cavs nella rimonta a metà secondo quarto. Due triple, in fiducia, che sembrano spedire al mittente le critiche riguardo le sue scarne percentuali da oltre l'arco: inarrestabile, una forza della natura che si abbatte su Detroit, che lo triplica ma resta inerme davanti allo strapotere tecnico e fisico del Chosen One. Il terzo quarto aveva messo in mostra tutta la forza dei Cavs in ritmo, con Love, Smith e Williams che sfruttavano in transizione le loro capacità balistiche, mandando in confusione Van Gundy ed i suoi.

La squadra di Blatt, a fine gara, pagherà oltremodo una scarsissima percentuale ai liberi (60% con 12/20 finale), ma soprattutto una eccessivamente blanda difesa sul pick and roll sul duo Jackson-Drummond, con Mozgov che lascia fin troppo spazio ai pensieri dell'ex Thunder. Jackson diventa l'uomo chiave del match, abile nell'armare sia il suo centro rollante verso il centro del pitturato, che Ersan Ilyasova, perfetto 4 tattico capace sia di togliere Love dai giochi difensivi di Cleveland costringendolo a seguire oltre l'arco, che finalizzare quando l'ex Timberwolves gli regala spazio. Al di là del risultato, la reazione dei Pistons è da grande squadra, presente a se stessa e a ciò che fa sul parquet (manca sempre Jennings).

"Ci siamo rilassati troppo nel finale - ha commentato a fine gara LeBron James, che ha superato Jerry West al 19 posto della classifica dei marcatori di tutti i tempi della NBA -. Avevamo bisogno di una prestazione migliore, soprattutto dal punto di visat mentale. Ciò significa giocare al meglio delle tue possibilità sempre, in ogni gara. Abbiamo alcuni giocatori che lo fanno sempre, altri che non lo fanno".