Chi sembra non aver bisogno di convincere ancora è il coach dei verdi di Boston, quel Brad Stevens sempre sotto la lente di ingrandimento della critica per la sua giovane età e l'esperienza esclusivamente collegiale che si portava in dote al suo esordio Nba. Dopo due stagioni da capo allenatore in Massachussetts, ora Stevens è un punto fermo nell'opera di rebuilding della franchigia cestistica più titolata d'America. Lo sottolinea anche Wyc Grousbeck, co-proprietario dei Celtics, parlando a Chris Forsberg di Espn: "Stevens sta facendo un ottimo lavoro - le parole di Grousbeck - negli anni ho visto ormai tantissime edizioni dei Celtics, e devo dire che l'ambiente di quest'anno è speciale. Sono tutti contenti di essere qui, e orgogliosi di far parte della nostra organizzazione. Il viaggio in Europa ci ha fatto bene, non abbiamo avuto le distrazioni che avremmo avuto qui negli States, come fidanzate, mogli, amici, famiglia e tutto il resto. Credo che Danny (Ainge, ndr) abbia scelto giocatori ideali per il nostro rebuilding. Penso ad Amir Johnson e David Lee, non divi del basket ma compagni di squadra altruisti. Mi riferisco anche ad Avery Bradley e a Marcus Smart, tutta gente che non sta a guardare le statistiche individuali. Ho avuto modo di stare con loro nell'ultimo viaggio, e confesso che si è trattato di una delle migliori settimane che abbia mai passato con la nostra squadra".
Da parte sua coach Stevens pensa solo a migliorare il gioco dei suoi Celtics. "Se muoviamo la palla diamo il meglio di noi stessi", il mantra del giovane allenatore, che con la sua tranquillità ha conquistato tutti. Il suo approccio a un basket di tipo collegiale, con principi di gioco tipici dell'NCAA e un roster senza vere superstar, aveva inizialmente disorientato tifosi e addetti ai lavori, ma adesso la strada intrapresa da Boston è ormai chiara a tutti: crescere come squadra e aggiungere pezzo dopo pezzo nuovi talenti, preferibilmente giovani, per poi inserirli in un sistema di gioco ben collaudato che possa dar frutti anche nel lungo periodo. Sono questi i nuovi Celtics, lontanissimi dalla attualmente dominante mentalità Nba per cui le grandi squadre si costruiscono nell'arco di un'estate acquisendo uno o due free agents di grido, ma sempre più convinti di essere a buon punto nella loro opera di ricostruzione della franchigia.