Fanno già discutere le parole pronunciate dal General Manager dei Los Angeles Lakers Mitch Kupchak giovedì scorso rispondendo alle domande dei giornalisti al seguito dei gialloviola: "Se il nostro roster è da playoff? E' presto per dirlo, ma credo di sì". Apriti cielo. Si è immediatamente scatenata una ridda di commenti e polemiche, tra chi ritiene che i giovani Lakers possano giocarsi già dalla nuova stagione l'accesso ai playoff e chi invece reputa prematuro parlare di sogni di postseason per una squadra inesperta e con un Kobe Bryant ormai sul viale del tramonto.
I Lakers fanno discutere, da sempre. Che siano infarciti di campioni (come è accaduto molto spesso, in realtà) o che vivano momenti di transizione da un ciclo all'altro, l'attenzione mediatica del mondo Nba è sempre puntata su El Segundo, facility della franchigia di basket più nota al mondo. L'andamento dell'estate della L.A. gialloviola ha seguito un ritmo rapsodico. Prima l'euforia per un accordo con LaMarcus Aldridge che sembrava a un passo, poi svanita per lasciar posto alla delusione per l'arrivo del meno appariscente Roy Hibbert, sino ad arrivare alle montagne russe del Draft, dove la seconda scelta assoluta è stata utilizzata per chiamare il playmaker D'Angelo Russell, piuttosto che il più quotato Jahlil Okafor. Oltre a Hibbert sono arrivati tra gli altri Brandon Bass e Lou Williams, a completare un roster composto anche dai giovani Clarkson e Randle (quest'ultimo al primo vero anno di Nba dopo la frattura alla tibia subita nella gara inaugurale della scorsa stagione).
Le fortune dei ragazzi di coach Byron Scott sembrano al momento dipendere dal rendimento dell'ultima versione Nba di Kobe Bryant e da una crescita rapida e impetuosa del gruppetto dei giovani, probabilmente il profilo più interessante dei Lakers della prossima annata. Dando per scontato l'approdo ai playoff dei campioni in carica di Golden State, dei soliti Spurs, dei Thunder dei finalmente sani Durant e Westbrook, degli arcigni Grizzlies, dei Rockets di James Harden e dei mai amati cugini dei Clippers, ai gialloviola rimarrebbero, in un'ipotetica griglia di partenza delle squadre al via nella Western Conference, uno o due posti su cui puntare per il piazzamento di metà aprile 2016. Fuori dai giochi - a meno di clamorose trade in grado di spostare gli equilibri - Utah, Denver, Minnesota e Portland (dove il concetto di rebuilding è stato esteso notevolmente), i Lakers paiono oggi far parte del gruppo che insegue le big dell'Ovest, comprendente i nuovi Sacramento Kings, i Phoenix Suns e i New Orleans Pelicans, mentre sarà tutta da valutare la competitività di Dallas, vera delusa di questo inizio di mercato Nba.
In qualsiasi altra città che non fosse Los Angeles, e per qualsiasi altra maglia diversa da quella dei Lakers, non si discuterebbe tanto animatamente dell'obiettivo da centrare nella prossima stagione. Ma a L.A. sponda gialloviola è tutto amplificato, ogni cosa è sotto i riflettori, in una sorta di Hollywood cestistica costretta a produrre solo film d'autore (o da Oscar, se preferite). L'assetto societario, non ancora ben definito a causa della lotta intestina tra Jeanie e Jimmy Buss, di certo non facilita il lavoro del general manager Kupchak, costretto a ricevere molti, troppi "no" (Aldridge, Monroe, West ecc.) per una franchigia così esposta mediaticamente. Ecco che il "siamo da playoff" del buon Mitch potrebbe essere interpretato come uno stimolo ad allenatore e giocatori a fare il massimo, rientrando tra l'altro nell'ambito della funzione del g.m. quella di presentare il proprio lavoro come futuribile e di prospettiva. Difficile credere che a El Segundo si stiano già preparando ai playoff, laddove pare più probabile immaginare che, un po' come a New York lato Knicks (sì, ci sono anche i Brooklyn Nets), si cerchi di rendere il più possibile competitiva una squadra che ha bisogno di tempo per crescere e migliorare.
Randle, Russell, Clarkson costituiscono attualmente le migliori speranze per i tifosi dei Lakers, nella consapevolezza che Kobe Bryant - ossessivo nella sua ricerca della perfezione - darà il solito contributo in termini realizzativi, con Hibbert e Williams ormai attrezzati per reggere la pressione dello Staples Center. Playoff o meno, i gialloviola hanno finalmente, per la prima volta dal 2011, un progetto da cui ripartire per tornare a vincere, pratica fin troppo abituale per la franchigia di basket più conosciuta al mondo.