Il quarto quarto di gara-5 delle Nba Finals tra Golden State e Cleveland è destinato a rimanere a lungo negli occhi di tutti gli appassionati di basket. Dodici minuti di intensità agonistica, di equilibrio nel punteggio, di cuore e carattere, ma soprattutto dodici minuti di un duello favoloso, quello tra Stephen Curry e LeBron James, sfidatisi a colpi di penetrazioni, triple impossibili (per altri, non per loro evidentemente), assist e persino rimbalzi offensivi per l'mvp della regular season. Ad ogni canestro dell'uno seguiva una prodezza dell'altro, in un parziale in cui la produzione dei due è stata nel complesso di 30 punti (17 per Curry, 13 per James). E' stato il quarto che tutti attendevano dall'inizio della serie, perchè se è vero che il basket è un gioco di squadra (e di errori), è altrettanto indiscutubile che ci sono momenti in cui le stelle non possono rimanere a guardare, ma salire al proscenio.

Steph Curry è ripartito da gara-4, la prima in cui aveva dato segnali realmente incoraggianti, mentre LeBron ha continuato sulla falsariga delle prime tre partite, mettendo insieme i soliti numeri inspiegabili di questa serie, 40 punti, 14 rimbalzi e 11 assist con 34 tiri dal campo, neanche fosse un computer. Sino alla palla a due di gara-6 alla Quicken Loans Arena i media di tutto il mondo non parleranno d'altro che del duello James-Curry, tra due superstar sempre in controllo dei propri nervi. L'mvp ha infatti sottolineato che "non bisogna farsi scoraggiare dai canestri di James, sappiamo che giocatore è, dobbiamo solo continuare a giocare la nostra pallacanestro". E James, più esperto del rivale, e consapevole che da qui a martedì gli verrà messa addosso ancora più pressione del consueto, ha rispedito al mittente qualsiasi dubbio sulla sua serenità: "Sono tranquillo perchè sono il miglior giocatore al mondo. Ecco perchè".

David Blatt, incredibilmente ancora bersaglio di critiche ingenerose e fuori dalla realtà, ha spiegato che la scelta di tenere fuori Mozgov è stata dettata dalla necessità di adeguarsi al quintetto avversario: "Con Timo in campo non saremmo arrivati a giocarcela punto a punto nel finale di gara", ha ammesso in conferenza stampa, lasciando esplicitamente intendere che lo schieramento a due lunghi non sarebbe stato praticabile alla Oracle Arena. Non solo Blatt ha optato per la scelta più logica, ma è anche riuscito a rendere immediatamente efficace il nuovo assetto dei suoi, non risentendo di effetti dannosi derivanti da una modifica tanto radicale. I Cavs hanno ancora una volta gettato il cuore oltre l'ostacolo: i vari Thompson, Dellavedova, Shumpert, Jones hanno continuato a giocare su livelli altissimi, se sol si considera a che punto delle rispettive carriere erano pochi mesi fa. Il lavoro di Blatt e James è stato straordinario anche e soprattutto dal punto di vista mentale, nel convincere tutto il team che fosse possibile competere anche con la migliore squadra della stagione Nba 2014-2015. Cleveland ha pagato nel finale la valanga di isolamenti per James, finendo almeno un paio di volte in incorrere in palle perse dovute allo scadere dei 24 secondi del possesso offensivo, ma per i Cavs non c'è e non può esserci un piano B (basta dare un'occhiata a cosa accade per quei tre minuti scarsi a partita in cui LeBron va in panchina).

Sull'altro fronte, i Warriors hanno mostrato di avere quel carattere e quella durezza mentale necessarie per vincere il titolo, giocando sempre di squadra e affidandosi al proprio fenomeno in maglia numero 30, micidiale closer di partite punto a punto, che si esalta ancor di più down the stretch, facendo esplodere la Oracle Arena, di cui è emotivamente il proprietario. La calma e la competenza di Steve Kerr stanno facendo il resto: un coach che conosce perfettamente il mondo Nba, avendolo vissuto in diversi ruoli, sa trasmettere alla squadra e alle sue stelle i messaggi giusti nei momenti più difficili. Ancora una volta la scelta di inserire Iguodala in quintetto ha fatto la differenza sui due lati del campo con l'olimpionico di Londra 2012 fantastico sia in marcatura su James che in attacco dove ha sfornato canestri decisivi in fasi cruciali della gara. 

L'edizione 2015 delle Finals sta davvero regalando emozioni inattese, dovute non solo al confronto tra giocatori fenomenali, ma soprattutto alla resilienza dei Cavs, che ha reso equilibrata una contesa che sembrava invece impari e che, c'è da scommettersi, faranno di tutto per tornare in California giovedì sera per giocarsi la settima sfida delle serie, per dimostrare ancora una volta che niente è impossibile quando si è la squadra di LeBron James.