In gara-5 della finale dei playoff della Western Conference, i Golden State Warriors dell'mvp della regular season Stephen Curry piegano la resistenza di Houston, conquistandosi l'accesso alle Finals dopo ben quarant'anni di assenza. L'atto conclusivo della stagione Nba vedrà quindi opposti i Warriors ai Cleveland Cavs, dominatori dell'Est, con la palla a due di gara-1 fissata per giovedì 4 giugno (ore 3 della notte italiana tra giovedì e venerdì) alla Oracle Arena. Gli appassionati Nba hanno così la finale che in molti aspettavano, con due grandi squadre a contendersi l'anello e un duello individuale che sta già dividendo i tifosi neutrali, quello tra Stephen Curry e LeBron James.
La Storia viene riscritta alla Oracle Arena di Oakland, California. I Warriors concludono finalmente la loro personalissima traversata nel deserto con una serie di finale di Conference giocata a grandi livelli, decisa probabilmente in gara-2. Una volta sopra di due partite, i Warriors hanno portato a termine il lavoro con relativa tranquillità. Houston parte subito forte con un Dwight Howard attivissimo sui due lati del campo, con rimbalzi, schiacciate e stoppate che fanno presagire una gara più combattuta di quel che poi effettivamente sarà. Il primo quarto si chiude con un parziale di 22-17 per gli ospiti, che devono tuttavia fare i conti con le numerose palle perse di James Harden, molto falloso all game long (13 turnovers complessivi). Nel secondo quarto non tarda ad arrivare la reazione dei padroni di casa guidati da un redivivo Klay Thompson, nella sua versione originale di Splash Brother, e dal solido Harrison Barnes, che chiuderà con 24 punti a referto.
Il secondo tempo si apre con i Warriors avanti di sei lunghezze, che salgono di colpi difensivamente. La scelta di coach Steve Kerr è il cambio sistematico sul pick and roll che coinvolge Harden. Sul Barba finiscono così, a rotazione, Thompson, Iguodala, Barnes, e persino Draymond Green. Il numero 13 dei Rockets è in serata no, fatica a leggere ciò che gli propone la difesa avversaria, che cerca di negargli continuativamente le penetrazioni, e incappa in una serie di turnovers consecutivi, alimentando le giocate in campo aperto di Golden State. L'Oracle Arena, una delle più calde dell'intera Nba, si ammutolisce solo per il colpo al volto subito da Klay Thompson, costretto a rientrare negli spagliatoi per accertamenti. Ma i Warriors vedono l'obiettivo sempre più a portata di mano, e non smettono di muovere la palla in attacco, con Curry ad orchestrare il gioco (chiuderà con 26 punti, 6 assist e 8 rimbalzi, con 10 su 32 dal campo).
Il finale di gara è tutto di Harrison Barnes che, con un paio di canestri pesanti, spegne le residue speranze dei texani ed è utile ad anticipare la festa, particolarmente sentita per una franchigia che mancava dalle Finals da decenni. I Rockets chiudono la propria stagione dimostrando di avere ancora troppi limiti mentali e tecnici per competere ad altissimo livello. James Harden offre una prestazione deludente, caratterizzata da un inusuale 2 su 14 al tiro e da palle perse sanguinose, otto nel solo primo tempo. Gli eccessivi isolamenti per lui costruiti da Kevin McHale in gara-5 non hanno portato dividendi, e l'assenza di una point-guard propriamente detta ha accentuato il problema. Houston aveva d'altronde cercato di colmare questa lacuna nel mercato invernale, corteggiando a lungo Goran Dragic, poi finito alla corte di Pat Riley a Miami. I Rockets concludono la stagione con un risultato oltre le aspettative, e avranno tutta l'estate per cercare di decifrare l'enigma Dwight Howard, impresa non riuscita in passato nè ai Magic nè ai Lakers.
Ora le due finaliste hanno una settimana per prepararsi a gara-1, con il fattore campo a disposizione dei californiani. Sarà la settimana di Steve Kerr e David Blatt, pronti a predisporre i rispettivi piani partita. A Golden State spetta lo scomodo ruolo di favorita, anche se si fa fatica a immaginare come sfavorita una squadra di LeBron James. Sia i Warriors che i Cavs hanno l'entusiasmo di chi è pronto a scrivere la storia della franchigia, ma dovranno tuttavia subire l'enorme pressione che deriva dall'affrontare un appuntamento del genere, con alcune incognite, come quella rappresentata dalle condizioni fisiche di Kyrie Irving che, in assenza di Kevin Love, sarà chiamato al proscenio in veste di secondo violino per Cleveland.