C'è un uomo solo al comando nella Eastern Conference della National Basketball Association. Il suo nome è LeBron James, a un passo dalla sua quinta apparizione consecutiva alle Finals, la sesta complessiva se si considera il suo esordio nel 2007 contro i San Antonio Spurs. Sono trascorsi solo 10 mesi dall'addio ai Miami Heat di Pat Riley e dal ritorno a casa, in Ohio, con la maglia dei Cavs. Dopo una stagione contraddistinta da alti e bassi, Cleveland ha cambiato marcia dopo la vittoria in gara-4 al secondo turno di playoff ai danni dei Chicago Bulls. LBJ è ora esattamente dove voleva essere, a un passo dalla serie contro i Warriors che tutta l'Nba ormai attende.
L'ultima (o meglio, l'ennesima) dimostrazione di forza del Prescelto è avvenuta in gara-3 della serie di finale di Conference contro gli Atlanta Hawks. Una prestazione monstre, con una tripla doppia da 37 punti, 18 rimbalzi e 13 assist. Dopo un avvio di gara con un inedito zero su dieci dal campo, James si è assunto tutte le responsabilità che gli competono, conducendo i suoi a una vittoria fondamentale, ancorchè sofferta, per l'avanzamento alle Finals. I numeri dicono anche di 37 tentativi dal campo e di 10 tiri liberi tentati, ma non sono in grado di spiegare l'impatto devastante del nativo di Akron sulla partita. Dopo un inizio ad andamento lento, i Cavs sono riusciti a mettere la testa avanti nel terzo quarto, approfittando anche dell'espulsione di Al Horford per una gomitata inferta a Matthew Dellavedova. Nel quarto quarto un indomito Teague permetteva agli Hawks di recuperare un svantaggio in doppia cifra e a forzare un inatteso overtime, nel quale, sotto di due, i Cavs si sono nuovamente affidati a James che con cinque punti di fila negli ultimi 36 secondi di gara (una tripla dall'angolo e una penetrazione al ferro) ha costretto gli avversari a un disperato tiro da tre, fallito da Mack, per giocarsi un secondo supplementare.
Ancora privi di Kyrie Irving, Cleveland ha giocato una partita aggressiva, affidandosi completamente al talento di LeBron, che ha sciorinato il meglio del suo repertorio offensivo e difensivo, dimostrando di essere ancora una volta giocatore con pochi eguali nella storia dell'Nba. James ha dominato a rimbalzo (18, di cui 8 offensivi), ha messo in ritmo i compagni, su tutti JR Smith e Matthew Dellavedova, e ha difeso in maniera perfetta nei momenti chiave del match. Come si poteva facilmente immaginare, Mike Budenholzer ha cambiato strategia difensiva su Lebron, cercando di togliergli la palla dalle mani e alternando Bazemore e Carroll nella difesa individuale. Ma dopo un primo quarto al di sotto dei suoi standard, è stato impossibile per Atlanta resistere alla furia del numero 23, che ha incendiato il pubblico della Quicken Loans Arena con giocate da urlo.
I Cavs hanno messo ancora una volta in mostra i propri pregi e difetti. Senza indugiare ancora su James, della cui prestazione in America si parlerà almeno per le prossime 48 ore, va segnalato il contributo del reparto esterni con Smith e l'aussie Dellavedova sugli scudi, e di un Tristan Thompson sempre più convincente. Tuttavia, nel quarto quarto, in vantaggio di dieci punti, i Cavs hanno smesso di muovere la palla in attacco, ridando la possibilità a dei resilienti Hawks di rientrare in partita grazie alle penetrazioni di Jeff Teague e alla produzione di Bazemore, nonostante l'assenza forzata di Kyle Korver. Atlanta recriminerà a lungo sull'espulsione di Al Horford a fine secondo quarto, e sta già rimpiangendo gli errori al tiro di Teague e Mack, rispettivamente sulla sirena dei 48 minuti e sul finire dell'overtime.
"Ho dato tutto quel che avevo" ha dichiarato James a fine partita. Probabilmente è esattamente ciò che pensa Budenholzer dei suoi ragazzi che, sotto 2-0 nella serie, in trasferta e con Korver out, hanno dimostrato tutto il carattere e il cuore che una testa di serie numero uno deve possedere. Pur priva di Horford per tutto il secondo tempo, e con Carroll a mezzo servizio, Atlanta è andata molto vicina al riaprire una serie che invece, con ogni probabilità, si chiuderà in gara-4.
Cleveland a questo punto è a un passo dalle Finals e, per una franchigia che dodici mesi fa era tra le peggiori della lega, è un sogno che diventa realtà. Un sogno reso possibile dal ritorno del suo figlio prediletto che, dopo quattro anni di residenza a South Beach, è un uomo in missione. O, se volete, un uomo solo al comando.