Le prime due gare di entrambe le finali di Conference sono già agli archivi. A Est i Cavs di LeBron James conducono 2-0 sugli Atlanta Hawks di coach Mike Budenholzer, dopo aver sbancato due volte di fila la Philips Arena, con la sensazione di avere in mano il controllo della serie. Hanno invece fatto valere il fattore campo i Golden State Warriors di Steph Curry vincendo entrambe le gare casalinghe alla Oracle Arena contro gli Houston Rockets di James Harden, in due match tiratissimi, come da tradizione nei playoff della Western Conference.
Atlanta Hawks - Cleveland Cavaliers, le chiavi della Eastern Conference Final.
Chi si attendeva che il gioco degli Atlanta Hawks potesse incrinare le certezze dei Cleveland Cavs e di LeBron James è stato sicuramente deluso. In sede di preview della serie si era contrapposto il sistema di gioco della franchigia della Georgia alle individualità degli uomini di coach David Blatt. Il gioco offensivo degli Hawks, basato su continui pick and roll per favorire gli scarichi per i tiratori, i vari Korver, Carroll, Bazemore, e in parte Schroder, si è finora scontrato con l'ottima difesa dei Cavs e con le bassissime percentuali dall'arco di tutti i componenti gli Atlanta Hawks (17,4% in gara 1 e 23,1% in gara 2). Non è bastata la produzione offensiva di Teague e Horford, gli unici a salvarsi nelle deludenti gare casalinghe. La difesa sul pick and roll degli Hawks decisa da coach Blatt è riuscita ad evitare comode penetrazioni al ferro e, soprattutto,a impedire che dal primo blocco si potessero poi crearsi dei buoni tiri sul perimetro. I Cavs hanno chiaramente scelto di limitare la produzione degli spot-up shooters avversari a costo di concedere qualche long two ai vari Horford, Millsap e Antic.
Ma se nella metà campo offensiva la squadra di coach Bud ha fatto fatica, è in quella difensiva che i Cavs stanno facendo la differenza. Pur senza Kyrie Irving, fermato da un infortunio al ginocchio, e Kevin Love, out for the season per problemi alla spalla destra, Cleveland, sorretta da un James monumentale, è riuscita finora a prendere i tiri che cercava. Il costante raddoppio su James, sia quando ha la palla in mano, in posizione di point guard, sia in post basso, ha generato buoni tiri per tutti, in primis per un incredibile JR Smith, e ha favorito i tagli dei lunghi, con Mozgov e Thompson pronti a ricevere in situazione dinamica.
La serie sembra fortemente orientata, se non ipotecata. Anche perchè gli Hawks devono ora fare i conti con gli infortuni. Superato il panico per la situazione di Demarre Carroll, regolarmente in campo in gara 2, si devono ora guardare dai problemi al ginocchio occorsi a Kyle Korver e ad Al Horford. Gara 3 sarà una sorta di elimination game per Atlanta che, in caso di sconfitta, dovrebbe dire addio al sogno di vincere le finali di Conference, nonostante una regular season da consegnare agli annali. Di contro, Cleveland è a un passo dal ritorno alle Finals dopo otto anni dalla prima apparizione, nel 2007, quando furono sconfitti 4-0 dagli Spurs.
Golden State Warriors - Houston Rockets, le chiavi della Western Conference Finals
Nel selvaggio West sta invece andando in scena un memorabile scontro tra Steph Curry, mvp della regular season, e James Harden, mvp bis. Le due gare della Baia sono state molto equilibrate, decise sempre negli ultimi due minuti, in cui sono stati i Warriors ad avere la meglio. Ora che la serie si trasferisce in Texas sono in tanti a immaginare una rimonta dei Rockets, anche in virtù di quanto accaduto nel secondo turno con i Clippers. Ma Golden State rimane la favorita per l'accesso alle Finals, in virtù di una sottovalutata solidità difensiva e di un attacco vorticoso che ruota intorno all'mvp ma che può contare su un supporting cast di altissimo livello.
Curry e Harden hanno dato spettacolo, a colpi di triple, step back, circus shots e tiri folli. Ma i protagonisti della serie sono anche altri. Il vero X Factor dei Warriors è senza dubbio Draymond Green, che flirta con la tripla doppia ad ogni gara. Il suo dinamismo, unita alla sua capacità di essere un rimbalzista straordinario, sta consentendo a Steve Kerr di utilizzare spesso il quintetto piccolo con Barnes o Iguodala da quattro. In attacco ciò gli permette di aprire l'area costringendo Houston a inseguire per il campo i vari Curry, Thompson e Livingston, mentre in difesa gli consente di cambiare in ogni situazione. Sul versante Rockets, Harden sta facendo tutto il possibile, e anche di più (eccezion fatta per l'ultimo possesso di gara 2 in cui una certa esitazione gli è costata una palla persa decisiva). Kevin McHale può tuttavia contare sulla solidità ed esperienza di Ariza, difensore con pochi eguali, e tiratore affidabile, e sull'impatto di Josh Smith, versatile come mai prima in carriera. Se Kerr decidesse di cavalcare a lungo il quintetto piccolo, potrebbe vedere poco il campo Dwight Howard, già alle prese con problemi fisici.
Al Toyota Center si attende adesso un cambio di ritmo di Houston, ma siamo sicuri che sia nei migliori interessi dei Rockets? E' più probabile invece che i texani provino a controllare il ritmo, sfruttando Harden non solo come realizzatore ma anche come passatore, per mettere in ritmo i vari Ariza, Terry, Smith, Brewer. Golden State cercherà invece di continuare con il proprio piano partita, approfittando di una difesa molto atletica e, forse, spostando uno tra Iguodala e Barnes sulle piste del Barba, dirottando altrove Klay Thompson, anche per ottenerne una diversa produzione offensiva.