I tifosi di Houston approcciano la nuova stagione con l'amaro in bocca: l'arrivo della terza stella non c'è stata anzi, al preventivato addio a Jeremy Lin si è aggiunto quello a Chandler Parsons. Coach McHale, all'utlimo anno di contratto, ha il compito di trovare il modo per far convivere James Harden e Dwight Howard e, magari, riuscire a migliorare, con una squadra meno talentuosa ma più vicina alle sue idee di gioco, il traguardo raggiunto la scorsa stagione.
Numeri e miti Nati a San Diego nel 1967, i Rockets si trasferiscono a Houston nel 1971. In 48 stagioni, vincono 1551 partite, a fronte di 1851 sconfitte, per un record del 51.4%. Le apparizioni ai playoff sono 48, 2 i titoli vinti, oltre a 4 di Conference e altrettanti di Division. Dei 323 giocatori che hanno calcato i parquet della NBA con la casacca dei Rockets, "The Dream" Hakeem Olajuwon è il leader per partite giocate (1177), canestri realizzati (10555), liberi realizzati (5376) e tentati (7537), rimbalzi in difesa (9446) e in attacco (3936), recuperi (2088), stoppate (3740) e punti (26511). Calvin Murphy è invece il miglior assistman (4402) e il secondo marcatore di sempre (17949 punti). Dei 12 coach della storia dei Rockets, Rudy Tomjanovich (seconda scelta assoluta del draft del 1970 e oltre 13mila punti da giocatore dei Rockets) è quello col maggior numero di panchina (900) e stagioni (12). I Rockets hanno scelto 363 giocatori al Draft: le prime scelte assolute sono state Yao Ming nel 2002, Hakeem Olajuwon nel 1984, Ralph Sampson nel 1983, John Lucas nel 1976 ed Elvin Hayes nel 1968. Sono 5 le maglie ritirate: la 22 di Clyde Drexler, la 23 di Calvin Murphy, la 24 di Moses Malone, la 34 di Hakeem Olajuwon e la 45 di Rudy Tomjanovich.
La storia L'impatto dei San Diego Rockets con l'NBA non è incoraggiante: 67 sconfitte nella prima stagione sono il biglietto da visita. Da segnalare che nel draft del '67 i Rockets selezionano un promettente atleta dell'Università di Kentucky, che nello stesso anno venne selezionato anche dai Dallas Cowboys per giocare in NFL e che 25 anni più tardi sarà l'allenatore a cui contenderanno le Finals NBA: Patrick James Riley. La situazione migliora nei primi anni '70 grazie a Elvin Hayes (che dopo la burrascosa rottura col coach Tex Winter ritornerà in maglia Rockets come spalla di Moses Malone negli anni '80), Calvin Murphy (con i suoi 175 cm il giocatore più basso ad essere introdotto nella Hall of Fame, oltre che probabilmente il più prolifico grazie ai 14 figli riconosciuti) e Rudy Tomjanovich. Nel '75, per la prima volta da quando sono a Houston, i Rockets raggiungono i playoff, superando al primo turno i Knicks ma venendo poi eliminati dai Celtics. Con l'arrivo di Moses Malone, i Rockets raggiungono le finali dell'Eastern Conference del '77, non riuscendo però a battere i 76ers di Erving, che prevalgono per 4-2. Una brusca frenata l'anno successivo, quando a seguito di una rissa in campo Rudy Tomjanovich subisce una serie di fratture al volto che ne pregiudicano la stagione. Nel 1980-81 i Rockets chiudono la stagione regolare con un record negativo (40-42), strappano l'accesso ai playoff per una sola vittora e poi, incredibilmente, raggiungono le Finals NBA eliminando i detentori dei Lakers, gli Spurs grazie a 42 punti in gara 7 di Murphy e, nella finale di Western Conference, i Kansas City Kings. A contendere l'anello, i Celtics di Larry Bird e Robert Parish. Houston resiste fino al 2 pari, per poi arrendersi ai più forti avversari. Le premesse per una rivincita sembrano esserci tutte la stagione successiva, che i Rockets chiudono con 46 vittorie lanciando Moses Malone (31.1 punti e 14.7 rimbalzi a partita) al titolo di MVP della stagione. Invece, i Seattle Supersonics di Gus Williams e Jack Sikma. Nel draft del 1983 vengono scelti i 225 cm di Ralph Sampson, devastante al college con Virginia (19.1 punti e 11.7 rimbalzi a partita) e Rookie of the Year con 21 punti e oltre 11 rimbalzi a partita. L'anno dopo, i Rockets selezionano con la prima scelta assoluto Hakeem Olajuwon (la terza sarebbe stata MJ), componendo così le prime Twin Towers della NBA con cui raggiungeranno le Finals nel 1986, cedendo ancora in 6 partite ai Celtics. Nel 1991-92 viene ingaggiato come coach Rudy Tomjanovich. Nel '93-'94, i Rockets partono con 15 vittorie consecutive e chiudono la stagione col record di franchigia (58-24). Olajuwon (27.3 punti e quasi 12 rimbalzi di media) si aggiudica il titolo di MVP guida i texani al primo anello, ottenuto battendo 4-1 i Jazz della ditta Stockton&Malone nella finale della Western Conference e 4-3 nelle Finals i Knicks di coach Riley e di Pat Ewing. Olajuwon è la stella di un gruppo non eccelso (il quintetto è composto, oltre che dal nigeriano, da Kenny Smith, Robert Horry, Vernon Maxwell e Othis Thorpe) che l'anno dopo, rafforzato dall'arrivo di Clyde Drexler, riesce a ripetersi sconfiggendo in finale per 4-0 gli Orlando Magic di Shaq e Penny Hardaway. Le stagioni successive, caratterizzate dall'arrivo di Charles Barkley, si arenano contro lo scoglio rappresentato dagli Utah Jazz. L'inevitabile declino (Tomjanovich lascia nel 2003 per un carcinoma alla vescica, dopo 33 stagioni ai Rockets come giocatore, assistant e coach) sembra arrestarsi con l'ingaggio di Yao Ming, che con McGrady firma nel 2005 il ritorno ai playoff dopo 4 anni di assenza. Gli infortuni e poi il ritiro del cinese impediscono però a Houston di competere fino ai turni finali dei playoff.Sotto la guida di coach Adelman, arriva comunque la soddisfazione di inanellare 22 vittorie consecutive, seconda striscia di sempre nella NBA. Con l'arrivo di Kevin McHale, Houston agguanta nuovamente i playoff vincendo 45 partite, soprattutto grazie a James Harden (45 punti alla seconda uscita con i texani) e Jeremy Lin (38 punti di high realizzati contro gli Spurs), ma escono al primo turno di post season per mano di Oklahoma. L'estate successiva segna l'arrivo di Dwight Howard, che permette di migliorare il record stagionale (54 vittorie) ma non di superare il primo turno dei playoff, vinto per 4-2 da Portland.
La nuova stagione Il mercato non ha certo entusiasmato i fan dei Rockets. Via Lin, Asik e Parsons, sono arrivati Trevor Ariza, il 37enne Terry e, dal Barcellona, Papanikolaou. In più, sono stati acquisiti i diritti di Alessandro Gentile. Le speranze di attrarre costless agent di peso, dopo aver firmato in due anni Harden e Howard, sono state deluse; peggio ancora è andata con Parsons, che ha firmato per i Mavs. Il quintetto sarà formato da Patrick Beverley, Harden, Ariza, Terrence Jones e Howard. In rampa di lancio, Clint Capela, 20enne svizzero scelto col numero 25 nell'ultimo draft (con la maglia di Chalon, 12 e 13 punti contro Sassari nell'ultima Eurocup) e Donatas Motiejunas, che a 24 anni deve dare una svolta alla sua carriera NBA. Se l'intesa tra Harden e Howard migliora e Ariza ingrana da oltre l'arco, il secondo turno dei playoff può essere un obiettivo alla portata.
Il coach Kevin McHale, classe '57, è uscito dall'Università di Minnesota ed è stato scelto col numero 3 da Boston. Con i Celtics, disputa tutta la sua carriera pro: 13 stagioni, 971 partite, 17335 punti (26.1 nel 1986-87) in regular season, 169 con oltre 3000 punti (25.4 nell'87-88) nei playoff, 3 anelli (1981, 1984, 1986), oltre al titolo di miglior sesto uomo nel 1984 e nel 1985 e a 7 partecipazioni all'All Star Game. I Celtics ritirano la sua maglia (la numero 32), mentre nel 1999 è introdotto nella Hall of Fame. Diventato GM dei Timberwolves, ne siede sulla panchina in 2 occasioni per sostituire i coach licenziati, disputando 31 partite (19 vittorie) nel 2005 e 63 (20 vittorie) nel 2008-09. Nel 2011 viene ingaggiato come allenatore dei Rockets, con i quali ha finora vinto 133 partite perdendone 97. Da coach, 2 apparizioni in post season, con i Rockets negli ultimi 2 anni, uscendo sempre al primo turno.
La stella James Harden nasce il 26 agosto del 1989 a Los Angeles. Dopo l'High School ad Artesia, resta per 2 anni ad Arizona State (17.8 punti di media nella prima stagione, 20.1 nella seconda), dove viene indossata dai tifosi una maglietta che recita "Die Harden fan". Harden viene scelto col numero 3 al draft del 2009 dagli Oklahoma City Thunder e ingaggia Rob Pelinka come agente. Nella prima stagione, Harden realizza 9.7 punti a partita, che diventano 12.3 nella stagione successiva con quasi il 54% al tiro. Nel 2012, le cifre continuano a crescere (16.7 punti a partita, 53.6% al tiro, 40% da 3). Nell'estate del 2012, il matrimonio quinquennale da 80 milioni di dollari con Houston, inaugurato da 26 punti a partita nella prima stagione. Lo scorso anno, 25.5 punti a partita, 4.7 rimbalzi, 6.1 assist, 50.8% al tiro, 35.9% da 3.