"With God, all things are possible": Recita così il motto dell'Ohio.
Dopo quattro anni di Inferno, basta un semplice annuncio per far tornare Cleveland in Paradiso. E' di pochissimi istanti fa la notizia che LeBron James tornerà a casa, a distanza di quattro anni dal suo straziante addio. Nessuno show televisivo, nessuna conferenza stampa, nessun party. Questa volta il Re si affida alla rivista Sports Illustrated, da sempre la sua preferita, pubblicando una lettera a cuore aperto verso tutti.
"My relationship with Northeast Ohio is bigger than basketball. I didn't realize that four years ago. I do now." James apre così, mettendo subito in chiaro che l'unico motivo del suo addio è proprio l'insanabile voglia di riconciliarsi col proprio popolo, con la propria città, coi propri tifosi.
Proprio questi ultimi si sono resi protagonisti di scene incredibili negli ultimi giorni, stabilendo un nuovo livello di mediaticità sportiva ai quali non eravamo mai arrivati. La sola notizia che il figliol prodigo stava anche solo prendendo in considerazione l'idea di tornare a casa, ha creato una reazione a catena di emozioni irrefrenabili tra i suoi più grandi fan.
Da due giorni infatti, di fronte alla sua casa ad Akron (Ohio), decine e decine di persone si sono accampate (...lo ripetiamo, accampate!!) di fronte alla sua villa soltanto per mostrargli la loro passione. Tutti i presenti infatti, erano perfettamente consapevoli che James non sarebbe mai passato da quelle parti, ma che sarebbe andato in Brasile direttamente da Las Vegas, facendo solamente scalo a Miami.
Se questo vi sembra folle, rincariamo dicendovi che di fronte a Villa James, avevano preso piede ben due nuovi canali, uno televisivo ed uno via radio, i quali trasmettevano in diretta gli avvenimenti nel giardino della villa, come se ci stessero girando dentro un film d'azione. La giornata di oggi era, a dirla tutta, partita con le peggiori premesse per i tifosi dei Cavaliers, poichè una volta atterrato in Florida, ci si aspettava ben altro annuncio da parte di James. Invece è andata diversamente, in maniera del tutto inaspettata (nonostante siano due settimane che si prevedono gli scenari più disparati) ma forse nella maniera più bella. In pochi istanti il web si intasa con un'unico volto ed un unica canottiera.
"Before anyone ever cared where I would play basketball, I was a kid from Northeast Ohio. It's where I walked, It's where I ran. It's where I cried. It's where I bled. It holds a special place in my heart. People there have seen me grow up. I sometimes feel like I'm their son. Their passion can be overwhelming. But it drives me."
Nella lettera dell'annuncio, James sottolinea ancora come sia l'indistruttibile rapporto con la sua "patria" ad aver avuto la meglio nella sua Ri-Decision.
Dopo quattro anni e due Nba Titles in bacheca, LeBron lascia i Miami Heat con parole al miele per tutti:
"I went to Miami because of D-Wade and CB (Chris Bosh). We made sacrifices to keep UD (Udonis Haslem). I loved becoming a big bro to Rio (Mario Chalmers). I believed we could do something magical if we came together. And that's exactly what we did! The hardest thing to leave is what I built with those guys. Nothing will ever change what we accomplished. We are brothers for life. I also want to thank Micky Arison and Pat Riley for giving me an amazing four years".
A Miami finisce ufficialmente un ciclo e, per una volta forse, finisce nel momento giusto. Troppo spesso infatti, "ammettere" la fine di un percorso, soprattutto quando è vincente, diventa molto difficile e sfocia in un prolungamento che non porta a nulla di buono. Non solo James, nelle ultime due settimane anche D-Wade e Chris Bosh hanno cercato in tutti i modi di restare in Florida insieme, semplicemente non era possibile. Le regole che hanno reso possibile il loro arrivo a Miami non esistono più ed i loro ingaggi, massimali o no, avrebbero comunque occupato il 90% dello spazio salariale a disposizione, facendo diventare pressocchè impossibile la ricostruzione e, soprattuto, il ringiovamento di un roster ormai alla frutta.
Di fronte a queste premesse, James ha deciso di tornare da dove era venuto, in una squadra non tanto più forte, ma con sicuramente molto più potenziale di quella che aveva lasciato.
E' proprio King James a mettere subito in chiaro le cose, facendo nomi e cognomi per responsabilizzare tutti, da adesso si fa sul serio.
"I’m not promising a championship. I want to win next year, but I’m realistic. It will be a long process, much longer than it was in 2010. My patience will get tested. I know that. I’m going into a situation with a young team and a new coach. I will be the old head. But I get a thrill out of bringing a group together and helping them reach a place they didn’t know they could go. I see myself as a mentor now and I’m excited to lead some of these talented young guys. I think I can help Kyrie Irving become one of the best point guards in our league. I think I can help elevate Tristan Thompson and Dion Waiters. And I can’t wait to reunite with Anderson Varejao, one of my favorite teammates."
La scelta di James, la quale aveva messo in stallo tutto il mercato Nba, fa ritornare a girare i motori, e lo fa all'impazzata. Delle 30 squadre in Lega, forse giusto un paio non erano influenzate dalla Decision. Se il primo pezzo del puzzle è finalmente stato messo al suo posto, il secondo sarà sicuramente quello di capire le intenzioni di Houston.
I Rockets hanno infatti circa 48 ore per decidere il destino di Chris Bosh e Chandler Parsons, rischiando di restare con un pugno di mosche o di ritrovarsi una squadra contender. L'opzione più verosimile è quella che vede il numero 1 di Miami firmare un quadriennale da 88mln, ovvero il massimo salariale, con il conseguente passaggio di Parsons ai Mavs, con i quali ha già firmato un triennale da più di 45mln.
Di seguito dunque è atteso l'annuncio di Carmelo Anthony, il quale sembra essere ancora incredibilmente indeciso tra i Knicks ed i Bulls ad East, con i Lakers sempre sullo sfondo ad Ovest. Un mercato di più di 500 atleti, tenuto in scacco dalle menti e dai pensieri di uno o due individui. E' questo il bello di questo sport, strutturato secondo regole che rasentano la perfezione, in grado di garantire sempre e comunque uno spettacolo assicurato e, cosa più importante, giusto e leale. Tutte le squadre una volta ogni decade, hanno la possibilità di aprire un proprio ciclo.
Quello dei Miami Heat è appena terminato, ma rimarrà nella storia come uno dei migliori. James riabbraccia i suoi colori e lo fa senza paura, consapevole e felice della scelta presa.
"In Northeast Ohio, nothing is given. Everything is earned. You work for what you have. I’m ready to accept the challenge. I’m coming home".