Adrenalina ed intensità, ovvero i playoff. La postseason comincia gradualmente ad entrare nel vivo. Superato il primo turno che ha visto l'eliminazione di squadre di eccellenza, il secondo si preannuncia soprattutto in alcuni parquet, avvincente, frizzante e competitivo più che mai. I colpi di scena non sono mancati neanche nel corso di questi ultimi giorni. Analizziamo insieme quanto successo

INDIANA PACERS

Hibbert rialza la testa ed i Pacers dimostrano di poter dire ancora la loro. Avevamo lasciato gli uomini agli ordini di Frank Vogel, uscenti vincitori dal difficile duello contro gli Hawks e con all’ orizzonte l’impegnativo confronto con Washington. Nella scorsa puntata c’eravamo inoltre soffermati sulle condizioni della squadra gialloblu, ed abbiamo sottolineato che se avesse voluto davvero vendicarsi su Miami, avrebbe dovuto naturalmente superare il secondo turno e ricominciare poi ad essere innanzitutto più squadra, sperando in un ritorno sul parquet anche di Roy Hibbert protagonista di prestazioni al limite della censura nell’ultimo scorcio di duello con Atlanta. Le ipotesi da noi avanzate, seppur con leggero ritardo, si sono comunque verificate. Nella sfida nella quale Indiana era chiamata a cercare il pareggio della serie, non è arrivato solo il successo, ma perfino la prova super di Hibbert. Il centro di Plainsboro ha chiuso la gara dopo aver messo ha referto 28 punti, suo massimo in questa annata, rivelandosi inoltre provvidenziale anche nella fase difensiva del gioco. La soddisfazione per quanto fatto, nel dopogara è stata lampante. “ Non ho giocato fin qui al meglio delle mie possibilità, questo è innegabile – ha dichiarato il cestista – Fortunatamente però negli ultimi tempi sono riuscito a trovare dentro me stesso la grinta necessaria e tirarla fuori ha portato a questi risultati. – Doveroso poi il ringraziamento verso l’ambiente Pacers, in barba alle recenti voci della cronaca rosa che hanno parlato di un flirt amoroso tra la compagna di Hibbert e Paul George, prontamente smentito da quest’ultimo – Devo essere riconoscente anche verso i miei compagni. Mi hanno aiutato, mi sono stati vicino e mi hanno supportato a lungo. Per me questo è stato un anno segnato dalla discontinuità, adesso cercherò di continuare su questa strada. “ E’ ciò che sperano i supporters dei Pacers, augurandosi che il ragazzo di origini giamaicane possa finalmente tornare quello di una volta. La sua prestanza fisica e la ritrovata (a prima vista) letalità offensiva sono due elementi funzionali ad Indiana per poter cercare di fronteggiare al meglio gli Wizards, apparsi nell’ultimo match apatici e poco prolifici.

GOLDEN STATE WARRIORS

Si fa sempre più corposa la lista delle squadre Nba che hanno deciso di chiudere la collaborazione con la propria guida tecnica. Dopo i Knicks, anche i Warriors hanno optato per il divorzio dal coach Mark Jackson. Una notizia questa che non lascia del tutto sorpresi.

Già prima che terminasse la regular season, il matrimonio tra la franchigia californiana ed il tecnico newyorkese aveva presentato diverse problematiche di convivenza. Nonostante un contratto in scadenza nel 2017 ed una stagione da record, che ha visto Golden State superare il muro delle 50 vittorie stagionali, come non accadeva da anni, i vertici alti hanno deciso di interrompere il rapporto. La scelta adottata dai dirigenti ha scatenato non poche polemiche. Complessivamente l’operato di Jackson ad Oakland è stato più che buono. Grazie a lui, i Warriors sono gradualmente cresciuti e tornati poi dopo sette anni di assenza a disputare un turno di playoff, arrivando infine quest’anno, per l’appunto, a tagliare un traguardo che mancava dai tempi del primo mandato di Don Nelson. “ La nostra scelta non si è basata tanto sull’ acquisizione del record, piuttosto ad un incompatibilità a livello filosofico. – ha cercato di chiarire Joe Lacob, il numero uno del club – Siamo soddisfatti del 51-31 con la quale abbiamo chiuso la stagione regolare, ma gli obiettivi erano altri, ci aspettavamo di piazzarci almeno tra le prime quattro di Ovest “. Iniziata all’ istante la ricerca del nuovo tecnico. Le due figure per la quale Golden State ha mostrato maggiore interesse sono Steve Kerr e Stan Van Gundy. Il primo, pupillo di Phil Jackson è attualmente impegnato in una trattativa con i Knicks, ma le avances degli uomini mercato dei Warriors sono state di suo gradimento, fino a spingerlo a fare qualche ragionamento in più circa la sua futura esperienza da coach. Il secondo invece, è rimasto piuttosto entusiasta della chiamata. Al momento tra le parti non c’è stato nessun incontro per intavolare una trattativa, ma la disponibilità mostrata e la voglia di tornare ad allenare da parte dell’ ex tecnico dei Magic potrebbero far accelerare il processo dei colloqui. Naturalmente non solo Kerr e Van Gundy nella lista di canditati del GM Bob Myers. Piace sia Tom Thibodeau attualmente sotto contratto con i Bulls e con la quale sarà necessario negoziare per prendere contatti con il tecnico, sia Mike D’Antoni. Alla finestra rimangono Lionel Hollins e George Karl, entrambi reduci da un anno sabbatico Seguiranno senz’altro aggiornamenti.

MIAMI HEAT

Semplicemente perfetti. I Miami Heat non conoscono battute d’arresto e dominano il palcoscenico playoff con grande supremazia e autorità. La squadra campione in carica, nonostante un finale di campionato discutibile, è partita inevitabilmente come favorita per la corsa all’ anello e con il passare delle sfide della postseason la sua candidatura si fa sempre più solida. Alla base della loro designazione dipesa dai successi degli ultimi due anni, gli Heat hanno aggiunto quello di unica del tabellone ad aver impiegato meno di 6 gare per superare il primo turno. E’ bastato un 4-0 nei confronti dei Bobcats, per archiviare il primo step con agilità e senza patemi. Da qui, tangibili i vantaggi acquisiti per un passaggio avvenuto con ritmi così regolari. Gli uomini di Spoelstra a lungo andare potrebbero avere dalla loro parte maggiore freschezza sia a livello mentale che fisico, armi da non sottovalutare in vista della fase calda dei PO. A differenza di quasi tutte le principali contender ( eccezion fatta per San Antonio), che si ritrovano già ferme sul risultato di parità dopo le prime due sfide del secondo turno, i tre volte campioni del mondo Nba hanno ottenuto un doppio vantaggio ai danni di Brooklyn che ben pochi si aspettavano. I biancorossi, mantengono l’imbattibilità nella post-season che dura dalle Finals dello scorso anno, e trascinati dal solito LeBron James (media di 27,3 punti a partita) potranno tentare di chiudere la pratica Nets a partire dalle prossime due partite che si disputeranno al Barclays Center, dove ad attenderli ci sarà una bolgia. Jason Kidd, l’ultimo ai tempi di play dei Mavs a sconfiggere i Big Three in una serie playoff (Finals 2011), è chiamato ad un arduo compito, scovare la pozione letale per fermare Wade e company e farli tornare umani.

OKLAHOMA CITY THUNDER

Lo scontro con i Los Angeles Clippers di questo secondo turno è stato intervallato dal riconoscimento di MVP dell’anno di Kevin Durant. Una conferma più che una notizia quella arrivata a ridosso di gara 2, perché nessun altro più del ragazzo di Washington avrebbe meritato questo riconoscimento.

KD ha chiuso la stagione regolare con numeri da capogiro. Un campionato con una media punti di 32,0 e 5,5 di assist (contro il 28,1 e 4,6 della scorsa annata) impreziosito da una striscia di 41 gare consecutive con almeno 25 punti a referto, ha permesso al numero 35 di Oklahoma di riportare il riconoscimento di atleta dell’anno ad Ovest dopo cinque anni di digiuno (l’ultimo fu Bryant 2008) e di aggiungerlo a quello di scoring title, una doppietta che non accadeva dai tempi di Iverson, protagonista di questo stesso percorso nel 2001. “ Ringrazio in modo particolare i miei compagni, quando hai dei compagni così alle tue spalle puoi fare qualsiasi cosa. “ – ha confessato Durant nel corso della conferenza. L’ala che ha prevalso su James e Griffin, ha poi confermato quanto sia fondamentale l’armonia e la serenità nella sfera privata per un campione chiamando in causa sua madre, Wanda Pratt: “ Sei tu il vero MVP ” – ha dichiarato il cestista tra le lacrime rivolgendosi a sua madre. Per poi passare ad analizzare il processo che lo ha portato a vincere il premio: “ Quest’anno per la prima volta da quando ho iniziato a giocare, ho messo qualcosa al di sopra del giocare a basket: l’essere uomo. Nella mia vita non mi è stato mai regalato nulla, mi sono dovuto guadagnare tutto da solo. Se volevo vincere l’MVP dovevo guadagnarmelo .” ha poi aggiunto. La stessa azione ed impegno dovrà naturalmente esibirli Oklahoma per cercare il passaggio del turno contro i Clippers. Dopo il ko nella gara inaugurale, gli uomini di Scott Brooks hanno strapazzato la squadra di Los Angeles con una prestazione magistrale del duo Westbrook – Durant. Il play di Long Beach esaltato probabilmente per le parole a suo indirizzo del nuovo MVP durante la premiazione “ Ti voglio bene amico mio “ e l’ala galvanizzata dal titolo conquistato, sono andati vicino ad un’ impresa storica, ossia realizzare insieme una tripla doppia nella stessa partita. 31 punti 10 assist e 10 rimbalzi del numero 0 sommati alle 32 marcature 9 assist e 12 rimbalzi del numero 35 hanno facilitato la missione pareggio, maturata con un 112-101 finale.

SAN ANTONIO SPURS

Passo spedito anche quello dei San Antonio Spurs. La franchigia guidata da Gregg Popovich, superati in extremis gli ingombranti Dallas Mavericks, ha cominciato con il piede giusto questa nuova fase dei playoff. La squadra texana impegnata contro i Portland Trail Blazers, ha mostrato in queste prime battute dell’ incontro, l’esperienza e la sicurezza che da sempre la contraddistinguono, riuscendo così a riporre in un angolo l’ entusiasmo e la sregolatezza della banda di Aldridge. Se nella sfida inagurale ci hanno pensato i 33 punti di Tony Parker ad indirizzare la gara a favore degli speroni, nel secondo test a brillare sono stati in modo particolare Kawhi Leonard e Marco Belinelli. “ Mr Basketball California “ ha portato in cascina 20 punti, i suoi colpi hanno così contribuito a piegare una Portland disorganizzata ed ora sotto 2 a 0. Bottino più esiguo ma dal sapore sublime quello dell’ ex Chicago Belinelli. “ Il Beli “, poco presente ed utilizzato nella prima parte dei playoff (una media di appena 13,4 minuti in campo e 3,1 punti) ha raggiunto ancora una volta la doppia cifra nei punti, confermando con 13 marcature quanto di buono fatto vedere in gara 1 dove i punti furono addirittura 19. Il ragazzo di San Giovanni in Persiceto dimostra con il passare delle gare sempre maggiore intraprendenza e freddezza ed il giusto temperamento con il quale gestire la pressione e lo stress figli di contesti simili. “ Il suo operato è fondamentale, ci sta aiutando molto “. – ha confessato nel dopogara dell’ultima sfida Manu Ginobili a Gazzetta.it.