Kobe è tornato. Non a tutti gli effetti, ma era prevedibile dopo uno stop durato otto mesi. Il momento più atteso nell'intera NBA è giunto nella nottata quando i Lakers hanno ospitato i Raptors allo Staples Center. Bryant è partito in quintetto, titolare dunque alla sua prima partita stagionale. Il numero 24 gialloviola pochi attimi prima del tip-off era una maschera di emozioni. Occhi lucidi, labbro tremolante; Bryant ha dovuto perfino mantenersi le mascelle per evitare che tutte le sue emozioni venissero fuori. La paura, il duro lavoro per tornare da un infortunio grave come quello al tendine d'achille, la gratitudine per il nuovo contratto, l'apprezzamento per il suo gioco espresso da tutti i suoi colleghi nei mesi che lo hanno visto lontano dal campo. Tutto questo poteva essere letto sul viso del 5 volte campione NBA, Kobe Bryant.
"Provi sempre a trattenere le emozioni il più possibile - dirà poi Bryant in conferenza stampa - Ma davvero non è facile perché pensavo a tutto il supporto ricevuto e il duro lavoro che ho svolto. Mi sono davvero rotto la schiena tutta l'estate per tornare a giocare"
Poi la partita è iniziata e Bryant ha fatto quello che ha potuto: nove punti con due su nove al tiro, zero su due da tre, otto rimbalzi, quattro assist, due rubate e otto palle perse in 28 minuti di impiego nella sconfitta per 106-94 contro i Toronto Raptors. Una prova tutto sommato modesta quella di Kobe ma che a tratti ha fatto vedere quello di cui Bryant potrà ancora essere capace. Fisicamente arruginito, lento e appesantito il numero 24 in maglia gialloviola ha ugualmente lasciato intendere con qualche fiammata e qualche numero del suo "vecchio repertorio" che non tarderà a tornare su ottimi livelli.
"Non mi sentivo affatto normale prima della gara - ha detto Bryant a fine partita - non vedevo l'ora di iniziare ma la mia forma adesso è davvero pessima. Ci sono state cose che ho totalmente sbagliato. Sono ipercritico con me stesso, lo so. Ma ho sbagliato troppe letture e alla mia prestazione do una "F" - ha continuato Kobe - Il mio ritmo è totalmente fuori sincro, nel senso che non sono ancora capace di leggere le linee di passaggio e cose del genere. Ma è un inizio, un buon inizio".
Insomma Kobe è deluso, sa che la strada è tutta in salita e che avrà tantissimo da lavorare ma non ha paura. Per Bryant è una nuova sfida, la più difficile della sua carriera, quella di tornare a giocare il suo basket: "Adesso non vedo l'ora di tornare a casa e rivedere la partita, analizzare ogni mio errore, ogni mio movimento e migliorare, lavorare ancora più duramente - ha concluso Kobe - E' una sfida".
La più grande, aggiungiamo noi. Ma quello che è importante è che Bryant sia tornato a calcare il parquet dello Staples Center e che abbia lasciato intendere in conferenza stampa che il bello deve ancora venire. Kobe ha così lanciato il guanto di sfida a se stesso. Ora dovrà lavorare più di chiunque altro per arrivare a raccogliere quel quanto da lui lanciato verso obiettivi che in pochi credono lui possa ancora raggiungere.
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