Per l'analisi della Southwest Division non potevamo non partire dai vice-campioni Nba in carica: i San Antonio Spurs. I grandi vecchi di coach Popovich hanno variato pochissimo il roster che lo scorso giugno si giocò l'anello contro i Miami Heat.La sensazione è che l'ultimo treno per i nerargento sia passato la scorsa estatem al Pop e soci è lecito aspettarsi di tutto perché Duncan, nonostante i 37 anni, ha dimostrato di essere ultracompetitivo e Parker, qualora ce lo fossimo dimenticati ci ha ricordato di essere una stella assoluta agli ultimi Europei vinti con la sua Francia. Insieme a TD sotto canestro si alterneranno Splitter, Diaw e il tiratore Bonner. L'unico un po' in declino potrebbe essere Ginoibili, il cui fisico è provato dai tanti infortuni patiti, ma Manu è sempre Manu ed anche se dalla panchina qualche minuto di eccelsa qualità lo regalerà sempre. E' arrivato in Texas Marco Belinelli, chiamato alla consacrazione in una squadra di vertice nella quale, partendo dalla panchina, è chiamato a dare imprevedibilità e canestri al reparto esterni con la possibilità di giocare qualche minuto anche da play qualora Mills, Joseph e l'altro transalpino De Colo non dovessero convincere. Ma in mezzo a tanti veterani occhio a Leonard, ala piccola dallo smisurato talento che, quest'anno potrebbe prendersi gli Spurs per lanciarli ancora ai massimi livelli. Perché loro ci sono sempre.
HOUSTON ROCKETS
Restando in Texas ci trasferiamo nella città della Nasa, Houston. E proprio i Rockets sono stati una delle franchigie più chiacchierate dell'estate che, dopo un lungo tira e molla, si sono assicurati, per una vagonata di milioni di dollari, Dwight Howard.E adesso, con un simile animale in area, Lin nello spot di play, Parsons a coprire i ruoli di 3 e di 4, e una superstar del calibro di Harden questa squadra, ancora guidata in panchina dal sapiente Kevin McHale, fa sognare. I detrattori sostengono che a questo gruppo manchi qualcosa per puntare da subito al titolo, ad esempio un play collaudato ad alti livelli ma Jeremy Lin è frizzante e allo stesso tempo intelligentissimo.
Poi quando hai in squadra uno come il "Barba" Harden da 26 di media partita lo scorso anno non puoi porti limiti. Ecco, se bisogna fare proprio un appunto, in questa stagione l'ex Thunder dovrà completarsi come giocatore totale e non sono come crivellatore di retine. Come cambio del play è tornato Aaron Brooks, che è ottimo rincalzo e intrigano anche i cambi degli esterni, settore nel quale è arrivato da Cleveland Casspi e che va ad aggiungersi a Francisco Garcia. I principali cambi dei lunghi, invece, sono due europei: l'asso delle stoppate Asik, garanzia a rimbalzo ma quasi nullo offensivamente parlando, e il lituano Motiejunas, che sta compiendo progressi incoraggianti. In rampa di lancio occhio ai ventunenni Terrence Jones e Greg Smith.
DALLAS MAVERICKS
La terza punta del Texas triangle, i Dallas Mavericks, si presenta al via in una versione profondamente rinnovata: l'unica costante è coach Rick Carslile, alla sesta stagione sul ponte di comando. La stelle resta il sempreverde Nowitzki sul quale, però, potrebbero farsi sentire le 35 primavere. Squadra stravolta, eccezion fatta per i "vecchi" Marion e Carter, in tutti i ruoli. In cabina di regia via Darren Collison dentro Jose Calderon e il figliol prodigo Devin Harris rientrato nella franchigia che lo lanciò. Nel reparto guardie sono arrivati il tiratore leggerino Ellington ed un altro peso piuma ma dalla mano calda, Monta Ellis. Sotto cansestro via Brand, dentro il "portiere di Haiti" Samuel Dalembert e il piccolo ma roccioso Dejuan Blair, scartato dagli Spurs. Dal draf è arrivato l'interessante prodotto di Ohio Shane Larkin. Sulla carta il talento c'è ma la chimica è tutta da cercare e in tale ottica il raggiungimento dei playoff parrebbe già essere una bella soddisfazione.
MEMPHIS GRIZZLIES
Dopo aver viaggiato lungo il Texas ci spostiamo più al centro verso il Tennesee, precisamente a Memphis. Il ribaltone è arrivato anche nella città di Elvis e in una squadra che lo scorso anno ha raggiunto la finale di conference venendo poi maltrattata per 4-0 da San Antonio. Cacciato, inspiegabilmente, coach Lionel Hollins in panchina è arrivato David Joerger. L'ossatura della squadra è rimasta pressoché immutata se si esclude qualche addizione per la panchina. E' tornato, infatti, dopo 5 anni il tiratore Mike Miller, reduce dai due anelli vinti a Miami, ed è stato preso da Denver, come cambio dei lunghi, Kosta Koufos. C'è curiosità per un altro ellenico d'America il play Nick Calathes portato dai Grizzlies dall'altra parte dell'oceano in estate dopo le ottime stagioni in Europa con Panathinaikos e Lokomotiv Kuban. Il punto di forza è in quella che forse è la coppia di lunghi meglio assortita della Nba quella composta da Zach Randolph e Marc Gasol con il totem spagnolo che è tra i migliori centri della lega. Importante aver rifirmato uno dei migliori difensori in circolazione quale è Tony Allen. L'obiettivo sono i playoff ma, nelle ultime stagioni hanno, hanno dimostrato di saper sorprendere.
NEW ORLEANS PELICANS
Chiudiamo in nostro viaggio nella Southwest fermandoci a New Orleans, Lousiana. Cambiamenti radicali anche qui, a partire dal nome della franchigia non più Hornets, nome pensato per quando si giocava a Charlotte sulla costa est, bensì Pelicans, frequentatori abituali della zona. Tanti avvicendamenti anche nel roster dopo che lo scorso anno la squadra aveva chiuso con l'imbarazzante record di 27 vinte e 55 perse. La notte del draft, grazie ad uno scambio, ha portato in dote un play giovane e di livello quale Jrue Holiday che forma una bella coppia di ragazzini con la prima scelta 2012 Anthony Davis.