Difficile pensare ad un risultato diverso, ma certamente oggi l'Inghilterra non ha fatto sconti come magari si poteva pensare alla vigilia. Le ferite della sconfitta contro il Galles andavano in qualche modo disinfettate, e i ragazzi di Jones non potevano che farlo giocando a tutta contro l'Italia, vittima sacrificale così come lo è stata la Francia il mese scorso. Nel tempio di Twickenham c'è stato ben poco da fare per gli azzurri, messi immediatamente alle strette da una squadra che fin dal primo minuto è parsa intenzionata a stravincere. Ne è dimostrazione la partenza sprint che porta alla meta di Jorge dopo soli 8 minuti, a fronte di un ritmo che gli inglesi manterranno per tutta la partita. Eppure l'Italia aveva risposto immediatamente, e con una grande azione offensiva: 20 fasi e poi il buco di Allan per la meta del pareggio, raggiunto poi con un gran calcio di trasformazione.

Alcuni momenti della fase offensiva sono sicuramente quanto di più positivo visto oggi dagli azzurri, che spesso sono riusciti a mantenere il possesso per un numero di fasi che fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile, mancando però - solito grave problema - spesso l'acuto decisivo per marcare. Lo dimostrano i minuti successivi al 7-7, con l'azione fulminea che porta alla marcatura di May e la nuova prontissima risposta degli azzurri, che prima costruiscono un'azione simile a quella della prima meta, ma vengono poi murati dalla strategia difensiva di Jones che ad ogni palla rigiocata manda fuori un inglese a caccia del ricevitore di palla: placcaggio potentissimo su Bigi che aveva appena controllato il pallone, ovale non rilasciato e calcio di punizione per i padroni di casa. La mancata occasione rispedisce di nuovo gli inglesi dall'altro lato, Tuilagi preme il piede sull'acceleratore e brucia il tentativo di placcaggio di Esposito - ancora una volta troppo indietro a livello difensivo per livelli così alti - con Campagnaro non riesce a riprendere il tempo all'inglese e arriva la meta del 21-7, che diventa poco dopo 24-7 con il calcio di punizione di Farrell.

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E' il momento che rompe la partita, perché l'Italia non ha fisicamente (e forse nemmeno mentalmente) la forza per opporsi ad una reazione di questo tipo. Alla mezz'ora arriva anche la meta del bonus con Shields, grazie ad un'altra azione meravigliosa di uno scatenato Tuilagi, quando ormai gli azzurri hanno probabilmente già abbandonato qualsiasi velleità di risultato. Anche l'azione offensiva nel finale, volenterosa e anche ben gestita - come detto in precedenza - viene vanificata da una serie di errori individuali, che hanno caratterizzato l'intera partita degli uomini di O'Shea, perché quando si mancano i placcaggi, si sbagliano i tempi di posizionamento, manca il sostegno nelle fasi chiave d'attacco, poi non si può pensare di poter giocare alla pari contro squadre del genere.

A ciò si aggiunge un'infermeria riempita in ogni dove, con un numero di infortunati abnorme: Campagnaro è costretto ad abbandonare il campo per un problema muscolare e viene sostituito da Castello, che poco dopo si fa a sua volta male (e sembra un infortunio anche abbastanza serio) con O'Shea costretto ad inserire McInley nel ruolo di secondo centro. Nel secondo tempo dovrà lasciare il campo anche Sergio Parisse, sostituito da Traoré che va in prima linea con Lovotti flanker e Polledri terza centro, così come Morisi che dovrà poi essere sostituito da Palazzani nel ruolo di primo centro. Viene da sé che in una situazione del genere anche solo cercare di costruire qualcosa diventa ancora più difficile, eppure l'Italia tutto sommato tiene: alla quinta meta di Tuilagi risponde Luca Morisi (prima di uscire) con un'ottima azione corale, con Tebaldi che apre su Allan che trova un ottimo pallone per il centro azzurro. 

Il risultato resta sul 36-14 fino ad un quarto d'ora dalla fine, quando la pressione inglese porta un Hayward fino a questo momento solidissimo a calciare addosso a Kruis, che ringrazia e va in meta. E' la marcatura che di fatto abbatte del tutto un'Italia barcollante: chiudono la pratica Robson e Shields su un altro calcio intercettato da Kruis, stavolta su Tebaldi. Finisce 57-14, con l'Inghilterra che spera ancora nel Sei Nazioni e un'Italia che dovrà leccarsi le ferite e mettersi il prima possibile alle spalle questa brutta sconfitta, con lo sguardo verso l'ultima e decisiva partita contro la Francia. L'ultimo posto ormai è matematicamente certo, ma la squadra di Brunel è apparsa per ora l'unica concretamente battibile del gruppo, e per farlo ci sarà bisogno di una prestazione ben diversa.