Si è concluso un 2018 pieno di emozioni, degno antipasto di quello che sarà il 2019 dell'attesissimo mondiale in Giappone, ma che vedrà anche rimettere in discussione come sempre il Sei Nazioni e le due principali competizioni europee per club. Andiamo a vedere allora il meglio e il peggio di questo 2018:
Irlanda - Voto 10
Nulla da dire: semplicemente perfetti. Una stagione dominata dall'inizio alla fine, con un Sei Nazioni trionfale culminato con il Grand Slam a casa dei rivali inglesi, nel catino di Twickenham, e un Novembre di test match che ha visto gli All Blacks capitolare nuovamente di fronte all'armata di Joe Schmidt. Gli irlandesi hanno dominato gran parte dei match disputati rullando letteralmente gli avversari con un multifase estenuante, capace di togliere il respiro a chi difende. A ciò va sommato il cinismo impressionante con il quale la squadra di Schmidt risolve anche le situazioni più difficili, come a Saint-Denis contro la Francia, dove i verdi - pur ingabbiati dalla grande prestazione francese - sono riusciti a cavarsene fuori con i 4 punti grazie al drop fantascientifico di Sexton. Qualunque top 15 si vada a vedere, le metà (e oltre) dei giocatori sono irlandesi: basta questo.
Leinster - Voto 9
Dopo quanto detto sulla nazionale irlandese, non è un caso che il suo club più rappresentativo abbia vinto tutto quello che c'era da vincere a livello europeo. La vittoria nel Pro14 è arrivata con dei play-off tiratissimi nelle sfide contro Munster e Saracens, dopo una regular season caratterizzata da qualche sconfitta di troppo, mentre paradossalmente il successo in Champions Cup non è stato praticamente mai in discussione fino alla tesissima finale contro il Racing, vinta a suon di calci di punizione 15-12. Gli irlandesi sono chiamati a bissare entrambi i successi, e per ora tutto sembra andare per il verso giusto: chiunque voglia provare a portare a casa il Pro14 e la Champions dovrà passare sul corpo del Leinster.
Nuova Zelanda - Voto 8
E' bastata una sola partita, la più importante, a rendere quasi fallimentare la stagione degli All Blacks. I numeri zeolandesi sarebbero un successo per il 95% delle formazioni di rugby sulla faccia della terra, ma in terra oceanica questo non può bastare: la sconfitta contro l'Irlanda ha aperto una crepa abbastanza profonda nelle certezze degli All Blacks, che ad un anno dal mondiale vedono il loro dominio intaccato da una squadra che si propone in maniera sempre più netta come principale avversaria per il titolo in Giappone. Un Rugby Championship dominato (ma la sconfitta col Sudafrica brucia) sicuramente rende l'annata neozelandese trionfale dal punto di vista dei titoli, ma per salire di nuovo sul tetto del mondo servirà qualcosa in più.
Galles - Voto 8
Tra i due litiganti, spunta una squadra capace di mettere insieme 3 vittorie consecutive nei 3 test-match di Novembre e di conquistare il secondo posto (leggasi anche: primo degli umani) nel Sei Nazioni. Il Galles è solido, forte, ordinato, costante nel rendimento e difficile da battere per chiunque. Prima ancora del mondiale, sarà il Sei Nazioni il vero banco di prova di una formazione chiamata a fare il salto di qualità definitivo per potersela giocare anche contro Irlanda e Nuova Zelanda.
Castres - Voto 7
Non si può non menzionare l'impresa della squadra francese, qualificatasi ai play-off per il titolo con l'ultimo posto disponibile e poi capace di abbattere uno per uno i ben più quotati avversari per la conquista del Top 14. Sesti nella regular season e poi campioni di Francia, con tanto di vittoria in semifinale in casa del fortissimo Racing.
Argentina - Voto 6.5
Il nuovo corso targato Mario Ledesma ha portato i Pumas a disputare un Rugby Championship sorprendente, vincendo sia contro il Sudafrica sia in casa dell'Australia. Brucia l'ennesimo ultimo posto, immeritato per quanto visto in campo, ed è mancato un solo punto per superare l'Australia in classifica dopo esser stati per tutto il torneo in lizza addirittura per la seconda posizione. Per arrivare al 7 è mancata solo la vittoria contro una Francia mai come quest'anno battibile.
Racing 92 - Voto 6
L'annata della squadra di Nanterre non si può certo definire negativa, visti i risultati ottenuti dal punto di vista prettamente statistico. Dall'altro lato però gli uomini di Labit si sono fermati per ben due volte ad un passo dal bersaglio grosso: in patria è stata proprio la sorpresa Castres, come detto, ad interrompere in semifinale il cammino verso il titolo. In Europa invece è mancato l'acuto nella tiratissima finale contro il Leinster, persa con un calcio di punizione nel finale.
Italia - Voto 5
L'annata degli azzurri è difficile da giudicare in maniera netta: la crescita sotto la gestione O'Shea è stata evidente, soprattutto dal punto di vista del fitness e della profondità della rosa, ma ancora una volta è sembrato mancare qualcosa per arrivare al definitivo salto di qualità. Certamente il compito dell'allenatore irlandese non è per niente semplice, con una nazionale che si porta dietro da sempre i suoi problemi cronici e che è figlia di un ricambio generazionale che ha pian piano dovuto sostituire tutti i grandi del recente passato. La vittoria contro la Georgia ha sancito ancora una volta la superiorità azzurra sul resto del gruppo europeo fuori dal 6N, e contro l'Australia una gestione diversa del match e un maggiore cinismo nei pressi dell'area di metà avrebbero probabilmente potuto portare gli azzurri ad un'impresa storica. In linea generale, non è stata una brutta stagione: ma per arrivare alla sufficienza mancano i successi contro la Scozia (dopo esser stati avanti anche di 12 punti) e nel primo dei due test-match contro il Giappone, giocato alla pari fino al totale collasso nei 20 minuti finali.
Inghilterra - Voto 5
Sicuramente la delusione più forte arriva dalla squadra di Eddie Jones. Partita per giocarsi il Sei Nazioni, l'Inghilterra è durata due partite, per poi crollare - soprattutto mentalmente - contro Scozia e Francia, fino all'umiliazione finale di Twickenham contro un'Irlanda che nel tempio del rugby inglese ha fatto ciò che voleva per 80 minuti. Il voto viene solo parzialmente salvato dai successivi test-match, e in particolare dal successo sfiorato (e forse anche meritato) contro la Nuova Zelanda, ma dall'Inghilterra ci si aspetta ben altro, soprattutto a poco meno di un anno dal mondiale.
Australia - Voto 4.5
Un Rugby Championship al limite del disastroso, una serie di test-match persa abbastanza nettamente contro l'Irlanda, nonostante un successo singolo, e una sessione di Novembre molto deludente che non può essere certamente salvata dal successo contro l'Italia, con un punteggio anche eccessivo rispetto a quanto mostrato in campo. Mister Cheika è sempre più in discussione, e in vista del mondiale l'orizzonte è molto molto scuro.
Francia - Voto 4
Anche qui ci sono dei risultati forse potrebbero rendere il voto più alto, ma è impensabile che una rosa dalle potenzialità immense come quella francese sia in questa situazione. Il Sei Nazioni è stato salvato dalla vittoria contro un'Inghilterra in crisi d'identità, ma le mazzate prese in successione dalla Nuova Zelanda in estate e dal Sudafrica a Novembre hanno mostrato tutte le lacune di una formazione mai in grado di trovare un equilibrio interno. L'incredibile figuraccia casalinga contro Fiji è stata il culmine di un'annata disastrosa, e la panchina di Brunel è sempre più traballante.
I nuovi regolamenti - Voto 3
Il rugby è uno sport arrivato alla visibilità mondiale da relativamente poco, e i continui cambi di regolamento sono spesso orientati (o meglio, dovrebbero esserlo) al miglioramento della fluidità del gioco e all'aumento della sicurezza dei giocatori. Nella realtà dei fatti invece le ultime modifiche di World Rugby hanno trasformato le ruck in una zona franca dove nessuno, nemmeno gli arbitri, ha chiaro cosa si può e non si può fare. Ogni partita viene interpretata diversamente a seconda del direttore di gara e del comportamento dei giocatori, che spesso giocano al limite del regolamento senza che nessuno possa chiaramente intervenire sancendo la regolarità o meno di certe azioni. Con un mondiale alle porte, non è certamente la situazione ideale.