Un torneo che sembrava ormai avviarsi verso una scontata conclusione, ovvero una vittoria con annesso slam della Nuova Zelanda, subisce invece proprio sul più bello un brusco cambio di direzione. In quel di Wellington gli AB chiudono la loro ormai infinita striscia di successi dopo una partita altalenante, strana, forse sottovalutata. Al Westpack Stadium sono gli Springboks a festeggiare, e per non farsi mancare niente questa giornata di Rugby Championship ha ben pensato di proporci pure il secondo successo dell’Argentina, che dopo il Sudafrica si porta a casa anche lo scalpo australiano.

Partita combattuta e sempre ben gestita, con i Pumas che rispondono colpo su colpo alle fiammate australiane: la squadra di casa però non riesce mai a proporre una certa continuità di gioco, con poca lucidità e tanti problemi difensivi e in touche. Boffelli porta subito davanti l’Argentina con un gran piazzato dalla distanza, poi Sanchez e Delguy rispondono alle mete di Genia e Folau chiudendo il primo tempo sul 14-17. Nella ripresa i Wallabies si affidano alla comunque superiore qualità tecnica, come nella bella azione che porta alla meta di Haylett-Petty, ma gli argentini rispondono con tanta solidità e iniziative magari non sempre precise ma sempre molto concrete, e restano davanti grazie al calcio di punizione di Sanchez per il 19-20. Nel finale Boffelli allunga ancora con un altro penalty dalla metà campo e fissa il punteggio sul 19-23, l’Australia ha l’occasione buona a tempo scaduto, ma il placcaggio di Lavanini su Folau è strepitoso e gli fa scoppiare il pallone tra le pani, chiudendo il match con l’in avanti australiano.

L'esultanza dopo una meta dell'Argentina | twitter - @lospumas

In Nuova Zelanda era invece già tutto apparecchiato per l’ennesimo successo, o addirittura per festeggiare il possibile titolo matematico che sarebbe arrivato in caso di vittoria con bonus. A rovinare tutto ci hanno pensato gli uomini di Rassie Erasmus, che nel momento più delicato della sua gestione ha trovato la chiave per battere – a casa loro – i più forti del mondo. In realtà l’inizio è tutto di marca All Blacks, e il 12-0 piazzato in un quarto d’ora lascia presagire l’ennesimo trionfo dei padroni di casa: proprio in quel momento la Nuova Zelanda stacca completamente il cervello, probabilmente con in testa già i festeggiamenti per l’ennesimo Championship. Passano solo quattro minuti e al 19’ Le Roux ispira la fulminea imbucata di Dyantyi sul fianco sinistro: partita riaperta e All Blacks in palla, e infatti il passaggio assassino di Beauden Barrett (e la dormita di Ioane) regalano a Willie Le Roux la facile palla del sorpasso. Il Sudafrica ha la partita in mano, e quando Malcom Marx finalizza una splendida rolling maul degli ospiti scende la notte fonda sul Westpack Stadium. La squadra di Hansen ritrova improvvisamente il lume della ragione alla fine del primo tempo, quando una bella azione prolungata porta alla meta al largo di Ioane, ma la luce si rispegne senza nemmeno il tempo di illuminare il cervello degli AB, che e allo scadere dei 40’ regalano a Pollard il penalty del 17-24, perché intanto Barret ha anche sbagliato il secondo calcio della sua partita.

Fin qui però nulla a cui non eravamo abituati, perché la Nuova Zelanda ha spesso il vizietto di non giocare dei primi tempi esaltanti, ma nella ripresa sono ancora gli Springboks a fare la partita: altro intercetto (stavolta di Kolbe su un troppo precipitoso Lienert-Brown) e altra meta sudafricana, 17-31. Un’altra fiammata permette ai padroni di casa di riaccorciare con il solito Ioane, ma dall’altra parte Dyantyi se ne porta dietro 3 prima di schiacciare nuovamente in meta, stavolta non trasformata. Sul 24-36 Hansen allora passa alle maniere forti con cambi orientati al gioco fisico per sfruttare la fisiologica stanchezza dei sudafricani, che negli ultimi minuti inevitabilmente soffrono l’imprinting poco elegante ma efficace degli All Blacks. Cody Taylor chiude in meta la maul del 29-36, ma un mai così impreciso Barrett spreca un’altra trasformazione fondamentale. L’assalto continua, ma oltre a caricare dritto per dritto i neozelandesi non riescono a fare, e nonostante l’inferiorità numerica per il giallo a Le Roux il Sudafrica regge fino al 73’, quando Savea finalizza un’altra maul per il 34-36. Servirebbero i due punti della trasformazione per pareggiare, ma Barrett si divora ancora una volta l’occasione da posizione non proibitiva, soprattutto per uno come lui. Difficile che si riapra del tutto il torneo, ma gli All Blacks intanto non faranno il grande slam, e questa è già una notizia.

 

CLASSIFICA

NUOVA ZELANDA - SUDAFRICA 34-36
AUSTRALIA - ARGENTINA 19-23

NUOVA ZELANDA - 16
SUDAFRICA - 10
ARGENTINA - 8
AUSTRALIA - 5

PROSSIMO TURNO: 29-30 SETTEMBRE

SUDAFRICA - AUSTRALIA 
ARGENTINA - NUOVA ZELANDA