L'ascesa di Montevergine, come da previsione, non crea particolari difficoltà al gruppo, i big restano in attesa, Carapaz sorprende ed approda in solitaria sul traguardo. Diverso il discorso per quel che concerne la nona tappa, in programma nella giornata odierna. Il disegno stuzzica i protagonisti, terreno fertile per ribaltare la graduatoria, per mutare le attuali gerarchie di corsa. 225 i chilometri da percorrere, si parte da Pesco Sannita, tramonto al Gran Sasso d'Italia - Campo Imperatore.
La prima fase è piuttosto mossa, una serie di saliscendi accoglie la coravana, trampolino perfetto per eventuali attaccanti. Il primo GPM è in programma dopo il rifornimento. Siamo intorno al km95, la strada sale verso Roccaraso - scalata di seconda categoria. Quasi 7km all'insù, la pendenza media è del 6.5%, ci sono picchi che accarezzano il 12%. Salita vera quindi, ma troppo distante dall'arrivo per creare una vera selezione. Dopo lo scollinamento, tratto pianeggiante e picchiata ad introdurre il doppio traguardo volante - km161 e 167.
Inizia da questo momento la bagarre per la vittoria parziale e per la generale. Il GPM di Calascio - prima categoria - pilota i protagonisti a 1190 metri, offre pendenze del 10% nel settore più impegnativo e si mantiene costantemente oltre il 6%. Mancano 32km al termine, l'asfalto resta rovente, ma per trovare il punto di rottura della tappa occorre attendere gli ultimi chilometri in direzione Campo Imperatore. Un rimbalzo terribile, un muro all'8-9%, con "squilli" al 13% decisivi nell'economia della prova. Chi ha una buona gamba può creare il solco, chi si trova a malpartito rischia di finire alla deriva.
Si riparte dalla coppia Yates - Chaves, ma sulle ruote dei due ringhiano Dumoulin, Pinot e Pozzovivo. L'Astana si affida a Lopez, Aru cerca risposte, Froome, ieri sfortunato e visibilmente in affanno, tenta di emergere realmente per la prima volta in questo Giro.