Ancora una volta, è Vincenzo Nibali a rappresentare al meglio l'Italia del ciclismo nel panorama internazionale. Non solo nelle grandi corse a tappe, in cui nel 2017 ha conquistato un terzo posto in classifica generale al Giro d'Italia del Centenario e un secondo alla Vuelta a Espana (con due vittorie di tappa complessive, a Bormio e Andorra), ma anche nelle classiche monumento, con il trionfo ieri al Giro di Lombardia.
La seconda vittoria alla Classica delle foglie morte conferma che lo Squalo dello Stretto è l'unica vera carta azzurra da giocare sui grandi palcoscenici, nonostante l'exploit di Fabio Aru al Tour de France e la crescita di alcuni giovani, come il polivalente Gianni Moscon del Team Sky. Un Nibali che ha concesso ieri il bis sul lago di Como, replicando l'azione del 2015, attaccando sulla salita del San Fermo della Battaglia e poi facendo la differenza in discesa. Entusiasta il corridore siciliano in conferenza stampa: "La mia condizione era migliore oggi rispetto a due anni fa. Conoscevo meglio le discese ed avevo maggior convinzione. Vincere una Classica Monumento ha un valore maggiore rispetto ad una tappa di un grande giro. La parte più difficile per me è stata quella di mantenere una buona condizione dopo la Vuelta. Il Lombardia mi ha tenuto concentrato. La vittoria del 2015 era stata più difficile perché c'era la paura di perdere e non avevo ancora vinto una corsa del genere. Oggi mi marcavano tutti, Quintana e Uran in particolare, quindi ho dovuto mischiare le carte. Quando ha attaccato Pinot l'ho lasciato andare e sono partito a un km dalla vetta. Da lì in poi non ho più pensato a nulla e sono andato a tutta. Quando sono passato professionista il mio direttore sportivo di allora Zanatta mi disse che avevo doti di discesista e che avrei potuto usarle sia come arma offensiva che difensiva. Oggi è ancora così. Ho 32 anni, non ancora 33, e mi sento giovane e forte".
Secondo classificato, il francese Julian Alaphilippe del Team Quick-Step Floors, che ha dimostrato una buona condizione anche dopo i Mondiali di Bergen: "È incredibile. Non mi aspettavo di finire sul podio oggi. Ho avuto delle sensazioni strane dopo il campionato del mondo. Sono rimasto concentrato sull'obiettivo odierno e la squadra ha veramente fatto un bel lavoro. Ho dato il massimo ma non potevo seguire Nibali quando ha attaccato. Non sono dispiaciuto. È già una cosa speciale finire sul podio di una Monumento. Il mio pensiero va anche al mio compagno di squadra Laurens De Plus che è caduto durante la corsa mentre era davanti. Ho sentito che sta bene. Voglio ritornare alle corse italiane con la speranza di fare ancora meglio del terzo posto alla Milano-Sanremo e del secondo al Giro di Lombardia". Queste invece le riflessioni di Gianni Moscon, sul gradino più basso del podio: "Ottenere un podio oggi è speciale, davvero fantastico. Anche se quest'anno non ho vinto nessuna corsa, il risultato di Como vale certamente una vittoria, è il miglior modo di chiudere la stagione. Nibali era il più forte sull'ultima salita. Ho provato anche io ad attaccare sul Civiglio ma eravamo tutti stanchi dopo 200 km o più di gara dura. Dopo il Muro di Sormano senti le gambe pesanti. Anche se avessi seguito Nibali sarei stato staccato sulla salita successiva come è successo a Pinot. Sono contento del terzo posto, con un risultato del genere posso prendermi più responsabilità in squadra. La mia condizione è cresciuta dopo la Vuelta ed anche le mie ambizioni per la prossima stagione sono salite. Voglio arrivare al meglio alle Classiche di Primavera".