Gli ultimi ritrovamenti di motorini tra gli amatori hanno sollevato nuovi dubbi sui controlli che l'Uci sta facendo per contrastare il doping tecnologico. Attualmente i commissari dell'Unione Internazionale controllano tutte le biciclette in gara attraverso dei tablet in grado di rivelare la presenza di meccanismi meccanici nei telai tramite gli infrarossi, però la nuova frontiera del doping tecnologico è nascondere il trucco nella ruota posteriore. Proprio per questo motivo, negli ultimi giorni è scoppiata una nuova polemica, in seguito agli ottimi servizi di Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera con protagonista, e cavalcata dal candidato alla presidenza Uci David Lappartient.
L'attuale presidente dell'Uec, Unione Europea del Ciclismo, è il principale sfidate di Brian Cookson alle elezioni del prossimo 21 Settembre che si terranno a Bergen, nel mezzo della settimana iridata. Il francese, tramite l'appoggio di France 2 che collabora anche con il Corriere, ha lanciato l'accusa di inutilità verso i controlli che su 4000 bici controllate non ha trovato nemmeno un motorino, cosa possibile ma altamente improbabile. Il giornalista Thierry Vildary è riuscito a procurarsi due dei tablet modificati ed utilizzati dall'Uci scoprendo due problematiche che ne rendono vano l'utilizzo. Attraverso vari test, infatti, si è scoperto che i tablet non sono altro che degli Ipad3 a cui è stato applicato al suo interno un magnete rendendolo in grado di intercettare onde ferro-magnetiche prodotte da un motore, ma qui arriva il primo problema: se accostato all'alluminio, materiale con cui sono composte alcune bici, il tablet non rileva mai nessuna onda. Il secondo problema, forse il più grave, è che il tablet diventa cieco se messo davanti a un doppio strato di carbonio, che è esattamente il metodo utilizzato per nascondere il meccanismo meccanico nella ruota.
"Servono test integrati e preventivi, solo così si potrà garantire una credibilità ai controlli e a questo sport", sono queste le parole con cui Lappartient sferra la sua offensiva a Brian Cookson, reo di non fare abbastanza per combattere il doping tecnologico. A favore dei controlli si è schierato anche Vincenzo Nibali, attualmente in lotta con Chris Froome per la Vuelta: "Se i controlli vengono effettuati è perché qualche dubbio c’è. Non ho le conoscenze per dire se questi sistemi funzionino o meno, però sono favorevole. Anzi, credo che anche voi giornalisti con le inchieste potete fare una parte molto importante. Siete molto utili". Di diverso avviso, invece, la maglia rossa britannica che nega l'esistenza dell'inganno tecnologico tra i professionisti: "Secondo me non è un problema vero. Non credo che ci sia qualcuno in gruppo che usi le ruote con il motorino. È una grande cosa che l’Uci controlli, a volte vengono anche due-tre volte al giorno a testare le bici. È un lavoro simile a quello che viene fatto a livello antidoping. Non credo che in gruppo esistano".