Riecco Vincenzo Nibali alla Vuelta a Espana. C'è sempre stato un feeling particolare tra lo Squalo dello Stretto e la corsa rossa, soprattutto perchè fu proprio sulle strade spagnole che il corridore messinese si impose per la prima volta in una grande manifestazione a tappe (anno di grazia 2010: poi sarebbero arrivati due trionfi al Giro d'Italia, nel 2013 e nel 2016, e uno al Tour de France, nel 2014). Un rapporto non fatto solo di bei momenti, ma anche di qualche spina nella rosa di Nibali, come nel caso del secondo posto del 2013, alle spalle dell'esperto statunitense Chris Horner, e della squalifica del 2015, avvenuta nella seconda tappa per traino irregolare.
Ora Nibali si ripresenta alla Vuelta senza aver dovuto affrontare le fatiche del Tour de France, bypassato per puntare tutto sul Giro d'Italia del Centenario, chiuso al terzo posto in classifica generale, alle spalle dell'olandese Tom Dumoulin e del colombiano Nairo Quintana. Proprio il 2017, anno ciclistico che ormai volge al termine, è stato in chiaroscuro per il capitano della Bahrain-Merida, tra lampi di orgoglio (la vittoria di Bormio in primis) e difficoltà a gestire lo sforzo in salita, in particolar modo quando si è trattato di cambiare ritmo. La stagione era incentrata sulla corsa rosa, nella quale c'era da difendere il dorsale numero uno, ma ora parla decisamente spagnolo, proprio come il prossimo obiettivo dello Squalo dello Stretto. In gara sin dalla Vuelta a San Juàn, breve corsa argentina vinta da un altro olandese, Bauke Mollema, Nibali ha preso poi parte all'Abu Dhabi Tour e alla Tirreno-Adriatico, senza mostrare segnali di forma confortanti. Quelli che sono invece arrivati dal Giro di Croazia in poi, vinto con due secondi di vantaggio sullo spagnolo Jaime Roson della Caja-Rural, e scelto come appuntamento pre-Giro, preferito sia al Romandia che al Tour of The Alps (ex Giro del Trentino). La corsa rosa del Centenario ha visto un Nibali sulla stessa falsariga di quello dell'ultimo biennio: corridore continuo a cui iniziano però a mancare gli acuti importanti, quelli che ti fanno salire gli ultimi gradini dei podi dei Grandi Giri. Allo Squalo è infatti mancato il colpo del k.o. su alcune ascese importanti, dal Blockhaus a Oropa, passando per parte delle Dolomiti e delle Alpi Giulie. Nessuna recriminazione per il terzo posto finale: il messinese ha dato tutto, con una squadra non eccezionale, e ottenuto il massimo dalla sua condizione, confermandosi comunque ai vertici del panorama ciclistico internazionale.
Ora, dopo un paio di mesi di relativo riposo, interrotto recentemente dalla partecipazione al Giro di Polonia, Nibali riparte dalla Vuelta con prospettive di classifica generale, in un confronto serrato che lo vedrà opposto a corridori del calibro di Chris Froome, Alberto Contador, Romain Bardet e Fabio Aru, suo ex compagno di squadra all'Astana. Il percorso della Vuelta 2017 è - come ormai tradizione consolidata - per scalatori puri, con un'eccezione: la cronometro individuale di oltre quaranta chilometri posta all'inizio della terza settimana, prima di un finale di corsa con il naso all'insù, con l'Alto de Angliru a ergersi a giudice dalle vette delle Asturie. Per centrare il podio, alla vigilia obiettivo da considerarsi raggiungibile, potrebbe però non bastare il Nibali che limita i danni nelle giornate no in salita, dato il campo partecipanti e la sequenza di tappe di montagna, spesso ravvicinate. Recuperare e resistere ai cambi di ritmo: questi gli imperativi dello Squalo dello Stretto, per tornare protagonista anche in Spagna. Non sarà lui il favorito numero uno, le luci della ribalta saranno su altri corridori, da Froome, a caccia della doppietta dopo il quarto Tour messo in bacheca (e della prima grande corsa extra Grand Boucle da conquistare), a Contador, all'ultima recita di una carriera lunga e di successo, passando per lo stesso Aru, atteso a ulteriori miglioramenti dopo aver dato spettacolo per due settimane in Francia, con tanto di maglia gialla indossata per un paio di giorni. Un Nibali a fari spenti potrebbe approfittare della situazione, in particolar modo nella prima parte di corsa. Il resto lo farà ovviamente la condizione, decisiva per le sorti di un atleta di quasi 33 anni, vicino alla conclusione della sua carriera. Se le pendenze più dure non saranno un problema, allora lo Squalo tornerà in azione, e neanche la cronometro di Logrono farà tanta paura, soprattutto per un corridore migliorato sensibilmente nella specialità contro il tempo.