Primo giorno di riposo in un Tour de France fin qui ricco di sorprese tra ritiri eccellenti e protagonsiti inaspettati. In una classifica generale che rispecchia solo in parte i pronostici della vigilia, l'unica certezza è come sempre Chris Froome, in giallo già dalla quinta tappa e ancora grande favorito per indossarla fino a Parigi.

Intorno al tre volte vincitore della Grand Boucle sono però cambiati gli equilibri di potere. Il grande antangonista annunciato, per ammissione dello stesso capitano del Team Sky, era infatti Richie Porte, messo fuori gioco da una brutta caduta nel tappone di ieri che lo ha costretto al ritiro; l'australiano era chiamato al grande salto di qualità al secondo Tour corso da capitano con la Bmc, dopo il quinto posto rimediato la scorsa stagione, ma anche quest'anno non ci sarà lui sul podio degli Champs Elysees.

Scorrendo la classifica generale balzano all'occhio altre due grandi assenze nella top five, vale a dire gli "storici" rivali di Froome, Alberto Contador e Nairo Quintana. Il Pistolero dopo le fatiche di Chambery si trova in dodicesima posizione a oltre 5' dalla Maglia Gialla, in una posizione che di certo non fa onore alla sua carriera. Ciò che più colpisce della crisi dello spagnolo è il fatto che le gambe abbiano smesso di girare fin dalle prime difficoltà, smascherando non solo una mancanza di condizione, ma anche di quella tenacia che ha sempre contraddistinto il suo modo di correre. Se già il Delfinato era stato un campanello d'allarme, questo Tour potrebbe realmente segnare il tramonto di Alberto Contador.

Discorso diverso per Nairo Quintana, al momento settimo a poco più di 1' dal podio. Il colombiano ha visto rafforzarsi le sue responsabilità già dalla cronometro iniziale, quando il compagno di squadra Alejandro Valverde è stato costretto al ritiro da una caduta; tuttavia le scorie del Giro sono ancora presenti e questo non è di certo il miglior Quintana visto sulle strade della Grand Boucle, anche se la sua corsa è tutt'altro che compromessa. Un successo di tappa potrebbe essere il suo grande obiettivo, ma non è da escludere una ripresa di condizione che lo potrebbe anche portare a combattere per un piazzamento di livello. 

Dopo i delusi di questa prima settimana però, è giusto concentrarsi anche su chi invece sta rispettando, o in alcuni casi migliorando, le aspettative della vigilia. Dei primi quattro inseguitori di Froome l'unico già cerchiato in rosso dal britannico prima della partenza era probabilmente Romain Bardet, secondo nel 2016 e favorito quest'anno da un percorso a lui congeniale. Il francese, attualmente terzo, sembra essere maturato soprattutto dal punto di vista della gestione della gara, dove ha imparato a nascondersi e ad attaccare al momento giusto, come nella tappa di ieri. 

Più sorprendenti invece le posizioni dei corridori che precedono e seguono Bardet, ovvero Fabio Aru e Rigoberto Uran, entrambi già vincitori di tappa. Il sardo era atteso come possibile sorpresa e il campionato nazionale aveva mostrato una grande condizione fisica, anche se immaginarlo secondo a 18'' dalla prima posizione al termine della prima settimana poteva sembrare proibitivo. Il capitano dell'Astana (Fuglsang permettendo) sa che non può mostrare un solo giorno di debolezza per puntare a migliorare la sua posizione, anche perché una corsa come il Tour non perdona niente e lo scorso anno lo stesso Aru ne ha già avuta una dimostrazione. Per battere Froome occorre essere perfetti e forse anche qualcosa di più, perché è vero che la cronometro di Marsiglia non è sufficiente a riscrivere una classifica, ma rappresenta senza dubbio un alleato per l'attuale Maglia Gialla. 

Tutt'altra musica per il discorso di Rigoberto Uran. Nei grandi giri si era visto soprattutto in Italia, mentre al Tour aveva sempre faticato e non era mai andato oltre al 23° posto del 2011. Quest'anno non solo ha già centrato il primo successo di tappa, ma dopo la prima settimana è lì a giocarsi il podio con i migliori a meno di 1' dalla vetta della generale. Il colombiano è senza dubbio il più grande outsider in questo quartetto, nonché quello che meno ci saremmo aspettati di trovare così in alto a questo punto della corsa; ora starà a lui cercare di confermarsi, per far rivivere, anche senza Quintana, quel sueño amarillo che da anni accompagna il Tour in Colombia.