Un essere umano normale, che ha già vinto 3 volte la corsa più importante del mondo, potrebbe essere scarico e senza motivazioni. Ma Chris Froome non è mai stato uno qualunque, la sua vita sembra un'avventura. Nasce in Kenya da genitori britannici e a 15 anni si trasferisce a Johannesburg dove inizia ad andare seriamente in bici. Diventa professionista con la Barloworld e poi passa al Team Sky. Fino al 2011 pare solo un mediocre corridore. Si arriva alla Vuelta dove fa classifica e arriva improvvisamente secondo e da lì è un crescendo che lo porta a conquistare 3 tour e 2 medaglie olimpiche a crono.
Sbarca a Dusseldorf per provare a portarsi a casa il quarto Tour ma sa benissimo che si dovrà guardare da molti rivali: "Ce ne sono almeno dieci di rivali da seguire. Per quanto ha fatto vedere finora, il favorito è Richie Porte. Sarà tutto più aperto". Il britannico deve affrontare una conferenza stampa ricca di domande trabocchetto, come quella sul suo futuro, in cui smentisce l'addio ai "neri": "No, anzi stiamo definendo il rinnovo del contratto fino al 2021. Sono arrivato tardi al ciclismo di alto livello, mi sento giovane. Posso fare ancora 5-6 anni buoni". Fiducia, nella storia e nel lavoro. Non c'è spazio per il dubbio, Froome si annuncia pronto, aldilà delle recenti apparizioni: "No, la fiducia me la danno le tre vittorie al Tour. E sono al livello che volevo. Anzi, arrivo qui più fresco rispetto ad altre stagioni quando nella terza settimana sono andato un po’ in difficoltà".
Parla poi anche del percorso del Tour de France: "Il percorso è differente dal solito, bisognerà interpretarlo in maniera aggressiva. Non è un qualcosa che puoi allenare, ma devi essere bravo a cogliere ogni opportunità". La Grand Boucle non chiude la stagione di Froome, è anzi il trampolino perfetto per volare in Spagna: "L’anno scorso ho sfiorato la doppietta con la Vuelta (secondo in Spagna) e l’idea è quella di provarci di nuovo".