Uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni nel panorama ciclistico internazionale è tornato prepotentemente a galla ieri, quando l'Assemblea Generale dell'Associazione Internazionale degli Organizzatori delle Corse di Ciclismo (AIOOCC, l'acronimo), ha deliberato sull'annosa questione del numero dei componenti di una squadra nelle più importanti gare del calendario UCI. La risposta alla crescente ipertrofia del gruppo è stata quella di ridurre il numero dei corridori da nove a otto per quanto riguarda le grandi corse a tappe (Giro, Tour e Vuelta), e otto a sette per altre prove come la Parigi-Roubaix, il Giro delle Fiandre, la Tirreno-Adriatico, il Giro del Delfinato e tutte le altre competizioni di questo tipo organizzate dai gruppi ASO (Aumary Sport Organisation), RCS Sport e Flanders Classics.
Questo il comunicato ufficiale dell'AIOOCC: "Al termine dell'Assemblea Generale dell'Associazione Internazionle degli Organizzatori delle Corse di Ciclismo, RCS Sport, Flanders Classic e ASO hanno preso la decisione di ridurre il numero dei corridori per ogni squadra nelle rispettive competizioni. Questa decisione risponde a un duplice obiettivo: il primo è quello di migliorare le condizioni di sicurezza per i corridori, grazie a squadre e gruppi più ridotti. Il secondo, conseguenza del primo, è invece quello di far sì che risulti più difficile per una singola squadra dominare una corsa, in modo tale da migliorare le condizioni di gara e garantire spettacolo agli appassionati di questo sport". Non è dunque estranea a questa presa di posizione quando accaduto negli ultimi anni, in particolar modo nel 2016, al Tour de France, quando, nonostante il percorso della Grand Boucle si prestasse ad attacchi in salita (e anche in discesa), il dominio di un Dream Team come il Team Sky ha sempre fatto sì che la corsa rimanesse bloccata, una sorta di lunga processione anche sulle grandi salite, per la salvaguardia dei legittimi interessi di classifica del capitano Chris Froome. Resta da verificare l'impatto della nuova regola sulla spettacolarità dell'evento, e soprattutto sul rischio di incidenti in corsa, causati spesso da imperizia e imprudenza di moto e auto a seguito della carovana ciclistica.