Coppia nella vita, in vasca e su un podio Paralimpico. Un filo, quello che lega Federico Morlacchi e Giulia Ghiretti, teso e resistente. Lui chiama, portandosi a casa il primo oro azzurro della spedizione brasiliana, lei risponde con una gara magistrale nei 100 rana SB5, dove solo l'imprendibile norvegese Rung - che alla fine vincerà con quasi 5 secondi di vantaggio - le impedisce di andare a cantare l'Inno di Mameli.
Ma resta una gara splendida quella dell'azzurra, che esce alla distanza, vira in terza posizione nella vasca d'andata, e poi costruisce sulla via del ritorno verso il traguardo il proprio argento, guarnito con la gustosa ciliegia del nuovo primato italiano, stampato con il crono di 1'50"58. Seconda medaglia personale per la ragazza di Parma trapiantata a Milano, la settima totale per il nuoto azzurro, che a metà del cammino ha già eguagliato quanto fatto quattro anni fa a Londra.
Ma se il nuoto si rivela miniera di metalli, l'Italia paralimpica sa cavarsi anche altrove le proprie soddisfazioni. Ad esempio nel tiro con l'arco ricurvo: nuova formula per la gara a squadre, ora in team misto, e subito Elisabetta Mijno e Roberto Airoldi hanno voluto lasciare il loro graffio. Un graffio di bronzo, con l'oro che è affare cinese e l'argento all'Iran, le due squadre più forti del lotto. Per l'Italia una medaglai storica, certificata dal netto 5-1 con cui in finale è stata battuta la Mongolia.
E poi c'è il tennis tavolo. Mohamed Amine Kalem si è trovato solo all'ultimo aperte le porte della Paralimpiade e si è giocato al meglio la sua occasione, approdando a una bellissima medaglia di bronzo. E considerato che gioca a livello internazionale solo da un anno, i margini di miglioramento di questo ragazzo classe 1982 - arrivato in Italia dalla Tunisia in cerca di fortuna prima di innamorarsi del tennis tavolo - sono tutti da scoprire.
Sempre dal tennis tavolo arriva anche il bronzo di Giada Rossi, nella classe F1-2, categoria riservata ad atlete con disabilità più grave. Il suo piano era quello di puntare a Tokyo 2020, il talento e la determinazione - quella che le ha permesso di superare la scoramento dopo l'incidente, tanto banale quanto drammatico a livello di conseguenze (un tuffo nella piscina di casa e le vertebre cervicali andate distrutte nell'impatto sfortunato con l'acqua), che l'ha costretta alla sedia a rotelle sin da quando aveva 14 anni - l'hanno portata alla cavalcata di Rio, dove ha chiuso con il bronzo. Una base niente male, per la ventiduenne friulana numero 4 al Mondo, su cui provare a edificare un palazzo tutto d'oro fra quattro anni in Giappone.