Ha vinto l'oro nella carabina dopo aver fatto il record del mondo nelle qualificazioni al mattino, Niccolò Campriani è il terzo medagliato d'oro dell'Olimpiade italiana. La vittoria dell'oro per Campriani è stata una liberazione ed anche una rivincita sui vertici della federazione internazionale che prima hanno chiesto aiuto agli atleti per migliorare il proprio sport, salvo poi fare l'esatto contrario. L'esultanza del nostro Azzurro è frutto anche di questo e lui la spiega in questo modo sulle colonne della Gazzetta dello Sport: “venivo da anni di tensione e la finale è stata un concentrato di stress violento. Ho tirato male, anzi, abbiamo tutti tirato male, ma la situazione era davvero al limite fisico. Io ho cercato di restare aggrappato a un pensiero positivo, ho cecato di affidarmi all’energia nervosa anche quando il mio corpo non ce la faceva più… Ecco perché ho avuto una reazione, diciamo così, sopra le righe”.

Lo sfogo di Niccolò continua poi contro chi lo ha portato ad odiare il proprio sport: “non mi sembrava più il mio sport. Ero avvelenato. Mi avevano chiamato per dare un contributo al cambiamento e poi hanno fatto l’esatto contrario di quello che avevo suggerito. La finale con i punteggi azzerati e il tifo libero mi hanno, anzi ci hanno, messo tutti in grave difficoltà. Ma alla fine ho imparato a convivere con il cambiamento, pur senza accettarlo”, per fortuna aggiungiamo noi. Adesso per il tiratore fiorentino ci sono ancora due gare: la carabina da terra e la 50 metri in tre posizioni. La domanda quindi sorge quasi spontanea: come si fa a recuperare la concentrazione dopo aver già vinto un oro? Campriani risponde così: “si cancella il passato e si pensa al futuro. Questo mi riesce abbastanza bene. Sono per vivere l’ora, il momento come se fosse il tutto. E poi ci sono delle tecniche che mi aiutano ad essere presente, ad ascoltare me stesso in quell’attimo. Mi aiuta toccare il metallo freddo del pallino, mi aiutano i gesti liturgici che precedono il colpo. Il tiro a segno è una sorta di zen sportivo, ti spinge e ti aiuta a meditare.”

Il fiorentino poi fa anche una digressione sui suoi studi all'estero, con anche delle frecciate al nostro sistema sportivo: “purtroppo in Italia non abbiamo un sistema premiante per chi eccelle nello sport e negli studi. Ci manca il sistema dei College americani. I miei professori mi chiedevano come stavano andando le gare e il mio allenatore voleva sapere come andava ogni singolo esame. Su questo fronte ci sarebbe davvero tanto da fare. Servirebbe un salto di qualità culturale”, conclude Campriani.