Preceduta da allarmi per possibili attentati da parte dei terroristi islamici, dalle polemiche sull'agibilità del villaggio olimpico e sullo stato di avanzamento dei lavori per le infrastrutture a cinque cerchi e, soprattutto, dalle proteste di milioni di brasiliani in difficoltà a causa della situazione economica del loro paese, la cerimonia di apertura della XXXI edizione delle Olimpiadi moderne ha avuto l'effetto di nascondere per una notte tutti i problemi in cui è immerso il Brasile, non solo lo Stato e la città di Rio de Janeiro.

E' stata una festa, con alcune certezze annunciate e colpi a sorpresa, come quello della scelta dell'ultimo tedoforo. Non Pelè, tiratosi fuori per problemi di salute ma comunque presente, non Gustavo Kuerten, che la torcia l'ha portata fino allo Stadio Maracanà, bensì Vanderlei Cordero de Lima, maratoneta assurto agli onori delle cronache nell'edizione del 2004 ad Atene, quando, in testa alla corsa, fu steso clamorosamente e senza motivo da un folle spettatore irlandese. Vanderlei riuscì in qualche modo a concludere quella gara come terzo classificato, agguantando una medaglia di bronzo che sapeva di beffa (l'oro andò all'azzurro Stefano Baldini), per certi versi risarcita dall'onore di accendere il braciere olimpico, simbolo dei Giochi che arderà per oltre due settimane.

In mezzo, tanta musica e danza come nella migliore tradizione brasiliana, per un Paese che ha accettato gli stereotipi sul carnevale, sulla samba e sul calcio, in cerca di un'identità difficile da cogliere in un momento caratterizzato da un enorme vuoto di potere (procedura di impeachment per il presidente Dilma Roussef). A rubare la scena a tutti, atleti e star dell'entertainment internazionale è stata però la modella Gisele Bundchen, che ha sfilato sulle note di "Ragazza di Ipanema", con tutti gli occhi del mondo su di lei.  

Non ha sfigurato di certo Federica Pellegrini, orgogliosa portabandiera italiana nel giorno del suo ventottesimo compleanno, emozionata ma al solito elegantissima. Per gli Stati Uniti si è visto un Michael Phelps un po' ingessato e forse non propriamente a suo agio sotto le luci dei riflettori, mentre Rafa Nadal si faceva spazio aprendo la strada alla delegazione spagnola. Non è stata una cerimonia d'apertura che rimarrà nella storia delle Olimpiadi, come quella di Atlanta 1996, quando Mohammed Alì svelò con mano tremante a un mondo commosso i segni incipienti del morbo di Parkinson, bensì un evento di normalizzazione, con cui il Brasile ha voluto dimostrare di esserci, di essere pronto ad ospitare i Giochi nonostante le mille difficoltà di questi ultimi mesi. Se sarà stato veramente così lo scopriremo tra due settimane, nell'altra cerimonia a cinque cerchi, quella di chiusura, con cui Rio de Janeiro passerà il testimone a Tokyo e al Giappone. Intanto da oggi si comincia con le gare, le medaglie e le discipline più attese, a partire dalla prova su strada del ciclismo maschile (Vincenzo Nibali e Fabio Aru le punte dell'Italia di Cassani) e con le prime finali del nuoto in corsia (Gabriele Detti nei 400 stile libero e le staffette possono già far sognare).