Nuovo capitolo del caso Schwazer. Dopo le vicissitudini delle ultime settimane, in cui le ipotesi di un complotto volto ad eliminare il marciatore italiano dalle Olimpiadi si sono sprecate, è arrivato un ulteriore elemento a rafforzare la tesi di chi pensa che delle ingerenze esterne abbiano messo fuori gioco il favorito numero uno della marcia. L'ultimo test anti-doping effettuato lo scorso 22 giugno infatti risulta essere negativo, il ventesimo dall'ottobre 2015. Di tutti i controlli a sorpresa effettuati dalla Iaaf e dal Coni solo quello del primo gennaio 2016 è risultato positivo.
La notizia è trapelata tramite gli avvocati e gli esperti che sono al lavoro per rafforzare la teoria difensiva di Schwazer che, lo ricordiamo, saprà solo l'otto agosto se potrà partecipare o meno alle Olimpiadi. "La bassa concentrazione di testosterone e dei suoi metaboliti misurati nel campione prelevato l'1 gennaio 2016 rafforzano l'ipotesi che non ci siano finalità dopanti per il miglioramento delle prestazioni". A scriverlo è Giuseppe Pieraccini, uno degli esperti al lavoro per il marciatore alto atesino, nonchè direttore tecnico del Centro di Servizi di Spettometri di Massa, che prosegue: “ci sono basi scientifiche che rendono impossibile affermare che Schwazer abbia usato testosterone a scopo dopante o a scopi secondari. Infatti, non ci sono evidenze dell'uso di tale molecola negli ultimi mesi del 2015, come mostrato dalla regolarità e dalla stabilità dei parametri ematici e dai controlli anti-doping negativi in urina”. Il chimico poi continua affermando con certezza che “non c'è alcuna evidenza di un piano di doping con testosterone alla fine del 2015, né a dosi elevate, né a dosi sotto terapeutiche. Nessuna negligenza o colpa può essere imputata al signor Schwazer”.
Questa notizia non fa che aiutare Schwazer e Donati nella loro battaglia al Tas, avvalorando dunque un'ipotesi di contaminazione esterna e non di un'assunzione volontaria volta a migliorare le proprie prestazioni. Oltre a questo nuovo esito negativo, a rafforzare l'assunto dell'italiano ci sono anche le nebulose telefonate denunciate da Sandro Donati prima delle gare di Roma, poi vinta da Schwazer, e di La Coruna, dove il giudice Nicola Maggio chiedeva all'allenatore di non far vincere il suo atleta a favore di Jared Tallent e della coppia cinese. Oltre a questi fatti, a far storcere il naso c'è anche la squalifica, quanto meno discutibile, comminata alla cinese Liu Hong, risultata positiva al controllo effettuato lo scorso 7 maggio, proprio dopo la marcia di Roma. Per l'atleta asiatica la pena decisa è stata una squalifica di appena un mese, con il sogno olimpico perfettamente a portata di mano.
L'udienza decisiva per il futuro di Alex Schwazer si terrà l'otto agosto, solo allora si saprà se potrà correre la cinquanta chilometri di marcia e, in caso di via libera, l'Italia recupererà la possibilità di ottenere una medaglia d'oro.