Le Olimpiadi sono il massimo emblema dello sport: possono arrivare grandi trionfi, come delusioni cocenti. A volte basta un punto, un millimetro, un decimo di secondo, per accarezzare la gloria o crollare sul più bello. Ci sono favoriti che rispettano i pronostici e underdogs. Intere nazioni poggiano sulle spalle degli atleti, accompagnandoli virtualmente verso l’oro.
Nel 2012, a Londra, tra il 27 e il 28 luglio, l’intera popolazione italiana era con il fiato sospeso a seguire la squadra maschile di tiro con l’arco, composta da Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli.
Apparentemente tre perfetti "signor nessuno", con, forse, qualche chilo di troppo e con vistosi berretti da pescatore per nascondere le loro emozioni, hanno regalato uno dei più grandi trionfi della storia italiana alle Olimpiadi. Un oro conquistato all’ultimo respiro nella finalissima contro gli Stati Uniti, destinata a restare nella storia ancora per decenni. Ripartiamo dal principio: l’Italia si era piazzata al sesto posto su dodici nel round di qualificazione, con 1998 punti, su 216 frecce a disposizione, mentre al primo posto si era piazzata la Corea del Sud, con il record mondiale di 2087 punti.
Agli ottavi di finale, con il formato a ventiquattro frecce, gli azzurri trovano Taipei Cinese, guadagnandosi il pass per i quarti con lo score di 216-206, senza troppe paturnie, mentre al round successivo c’è la Cina. Sfida equilibratissima, risolta con il punteggio di 220-216 per i nostri connazionali, mentre sulla nostra strada per l’atto finale c’è il Messico, che liquida la Francia, dall’altra parte del tabellone si affrontano le due favorite: Stati Uniti e Corea del Sud.
Il trio Galiazzo, Nespoli e Frangilli vince in volata, con il punteggio di 217 a 215, guadagnandosi di diritto la medaglia, ma, da questo punto, inizia la storia: al Lord’S Cricket Ground, la Corea abdica e gli Stati Uniti d’America contendono agli Azzurri la medaglia d’oro. I giovanissimi Brady Ellison, Jake Kaminski e Jacob Wukie si presentano all’atto finale da favoriti, avendo battuto i quotatissimi coreani, mentre l’Italia è conscia di essere all’appuntamento con la storia. Alle 17.31 di sabato 28 luglio 2012, si apre il sipario: nella prima tornata gli USA partono con ventisei punti nei primi tre tiri, mentre l’Italia risponde con ventisette, con Michele Frangilli che apre con un “10” al terzo tiro. Gli azzurri restano in vantaggio anche nella seconda serie di tiri, 54 a 52, con un altro centro perfetto del nativo di Gallarate. In apertura della seconda volèe, i nordamericani si rifanno sotto con tre nove consecutivi, ma Galiazzo è glaciale nella prima serie, il suo dieci vale il +3 (82-79), guadagna poi un altro punto nei successivi tre tiri, con un brutto tiro da otto punti di Wukie. L’Italia guida a metà sfida con lo score di 110-106.
La tensione cresce sempre più, gli azzurri combattono il momento con uno scambio di battute, per stemperare la tensione e ripartire a testa bassa nella caccia all’oro. Dopo i ventotto punti degli americani, Nespoli tiene alta la guardia con dieci punti, mentre Galiazzo e Frangilli pareggiano il conto, con la situazione che rimane invariata a metà volèe (138-134), ma arrivano i primi segnali di cedimento per la nostra nazionale: il duo Kaminski e Wukie ottiene venti punti, mentre Galiazzo inciampa sul cerchio dell’8. Nonostante il centro perfetto di Nespoli e i nove punti di Frangilli, gli USA si riportano a sole due lunghezze (165-163) in apertura dell’ultima, decisiva, volèe.
Salgono di colpi gli statunitensi, che aprono con un dieci di Kaminski, mentre a Frangilli trema la mano. Otto punti, alla chiusura dei primi tre tiri, 192-191 per l’Italia. Gli ultimi tre sono un turbinio di emozioni e andrenalina: l’inerzia è a favore degli Stati Uniti, che siglano un otto di Kaminski e un dieci di Wukie. Il biondo Brady Ellison chiude con nove punti, portando gli statunitensi a quota duecentodiciotto.
Il giovane Nespoli non fallisce con nove punti, ma Galiazzo si fa sorprendere dall’emozione con la freccia che si infila nella sagoma degli otto punti. L’ultimo tiro è del veterano Michele Frangilli. Nove punti per pareggiare, dieci punti per l’oro. Un tiro per decidere il proprio destino, da vincente o da sconfitto. Nove, interminabili secondi, per prendere la mira, con la corda sulle labbra. Le dita si ritirano e la freccia vola dritta verso il bersaglio: è centro perfetto, un dieci che vale l’oro e la squadra maschile del tiro con l’arco si ritrova in un attimo nell’Olimpo sportivo, battendo i favoritissimi statunitensi con il punteggio di 219-218.
Michele Frangilli, Marco Galiazzo e Mauro Nespoli, i tre brutti anatroccoli colorano d'azzurro il cielo di Londra e si trasformano in tre splendidi cigni.
Quando il cuore e l’amicizia portano all’oro.