Snodo cruciale. Il Tour tende la mano alla storia, pagine in giallo, ricordi e colori. Secondo appuntamento in quota, i Pirenei a delineare una corsa al momento in stallo. Sul Col d'Aspin nessun sussulto, semplice attesa. Spazio agli attaccanti di giornata, dietro andatura sostenuta, nulla più. Oggi la strada non concede bluff, si gioca a carte scoperte. 184 km, da Pau a Bagnères de Luchon.
50 km di relativa tranquillità, prima di entrare in un frullato di salita e discesa. Si inizia con il Col du Tourmalet, vetta oltre i 2000 metri - 2115 - categoria speciale. 19 km all'insù, un finale in crescendo, con la pendenza che sfiora l'11% al 16° chilometro. La distanza dal traguardo impone una tattica di conserva, qui si può solo proporre un ritmo elevato, non certo allungare.
Dopo la picchiata, secondo Gpm. Hourquette d'Ancizan, seconda categoria, 8.2 km, 4.9% di pendenza media. La fatica odierna di minor entità. Più difficile domare il Col de Val Louron-Azet, oltre 10 km, un falsopiano nella fase iniziale in cui il gruppo può respirare, poi un tratto centrale in cui si tocca il 9% di pendenza.
A decidere la corsa il Col de Peyresourde. Difficile ipotizzzare un folto gruppo lungo i tornanti dell'ultima salita. I migliori, qualche gregario di fiducia, 20-30 unità. Il Peyresourde non presenta pendenze impossibili, si oscilla tra il 6.6% e l'8.6%, ma al termine di una giornata senza sosta può creare problemi a molti. Allo scollinamento, 15.5 km all'arrivo, tutti o quasi in discesa, la strada spiana solo poco prima del traguardo.
I favoriti sono Chris Froome e Nairo Quintana, in virtù della forza individuale dei due e della compattezza delle rispettive squadre. Punta a sorprendere Fabio Aru, mentre deve recuperare terreno Richie Porte. Alberto Contador - dopo la doppia caduta all'alba del Tour - deve difendersi in attesa di ritrovare il giusto colpo di pedale.
Il percorso