Quando la strada sale, l'onda nera avvolge il gruppo, in pochi restano a galla. Volti tirati, protesi in avanti per non perdere la ruota di chi guida. Grappoli continui nelle retrovie, corridori che saltano e osservano la vetta, lontana. Quando di chilometri ne mancano oltre 10, la maglia azzurra, con tricolore orizzontale, di Vincenzo Nibali esce dal plotoncino e si sposta sulla sinistra, è la resa. Il colpo di pedale è lento, le gambe non girano. Tornano alla mente le difficoltà della prima settimana, il buio sul Mur de Bretagne, tutto ha un senso. Nibali, il n.1 al via, il campione uscente, non ha la condizione dello scorso anno e nello stesso tempo ha avversari più forti. Il mix è letale e la prima tappa di montagna, per giunta una delle più agevoli, con una sola salita vera, verso La Pierre Saint Martin, risulta fatale. Lo sguardo è perso nel vuoto, i gregari accorciano il passo e attendono il capitano. Nel plateale richiamo di Fuglsang a Nibali c'è l'essenza del ciclismo. Il fidato compagno "striglia" il leader, prova a risvegliare il combattente.
Questo preoccupa, l'accettazione della sconfitta. I migliori restano lì, per diverse centinaia di metri, Nibali è come solo, non sente il richiamo della strada. Semplicemente si siede e getta la spugna. Il sacro fuoco, sopito, non spinge a un moto d'orgoglio e anche Fuglsang capisce che non è giornata. Il Re è nudo.
“Non sono nemmeno il fratello del Nibali dello scorso anno. È stata una giornata difficile. Non riuscivo a respirare correttamente e a trovare il giusto ritmo, mi mancavano le forze e non riuscivo nemmeno a seguire i miei compagni di squadra. Froome ci ha martellato di brutto, ma anche tutti gli altri favoriti hanno perso tempo: Van Garderen, Rodriguez e anche Contador. Ci restano ancora tantissime difficoltà in questo Tour. E bisogna trovare la forza di andare avanti".
Chris Froome parte molto tempo dopo, quando si esaurisce il compito di Thomas e Porte. Contador sbanda poco prima, quasi si tocca con Gallopin, la notte cala anche sulla danza del Pistolero. Van Garderen non ha la forza per rispondere. D'istinto ci prova, poi cade. Quintana sceglie di salire con buona lena, senza affiancarsi all'impressionante frullata di Froome. Lo tiene d'occhio, da lontano. Poi il puntino giallo scompare, Froome decolla, mulina le gambe fin sul traguardo, indurisce il rapporto quando la strada si fa più dolce. Sprinta, con un colpo di reni taglia il traguardo e sorride. La catarsi è completa, due anni dopo la maglia gialla brilla, luminosa, sui Pirenei. Il Tour è di Froome, aldilà delle dichiarazioni d'ordinanza.
"Arrivano due giorni difficili, sarà dura. È molto lunga la strada che porterà a Parigi, però sono felice della squadra, ho dei ragazzi così forti con me e mi sosterranno ancora. ".