La decisione della sede dell'edizione 2020 ma non solo: sabato il Cio, nella riunione che si terrà a Buenos Aires, discuterà anche della proposta della Federazione Internazionale della Scherma di avere un programma finalmente completo, abolendo di fatto la rotazione delle prove a squadre che, a partire da Atene 2004, ha portato all'esclusione di una prova a squadre maschile e di una femminile. A Londra la mannaia si è abbattuta su sciabolatrici e spadisti, a Rio con ogni probabilità toccherà alle fiorettiste e agli sciabolatori. Un'ingiustizia - per usare le parole del presidente Federale italiano Giorgio Scarso, che è anche vice presidente del massimo organismo mondiale in fatto di lame e pedane - da combattere a ogni costo: tanto che il piano d'azione sarebbe già pronto.
Giustizia - Nessun aumento dei giorni di gara per non intaccare il programma già super compresso, ma una distribuzione delle gare a squadre come già avviene ai Mondiali e nelle competizioni conteninentali, ovvero due gare per giornata. Aumenterebbe, ma solo leggermente, il numero di atleti coinvolti perchè, lo ricordiamo, nelle gare dove non sono previste prove a squadre ogni nazione può schierare un massimo di due atleti, che diventano tre invece nelle competizioni in cui la prova a squadre è prevista. "Giustizia per gli atleti!", questa la parola d'ordine di Giorgio Scarso, pronunciata durante la conferenza stampa di fine mondiale in quel di Budapest. Perchè, sotto sotto, di giustizia si tratta: veder vanficato un quadriennio di duro lavoro per una regola discutibile è quanto di più ingiusto ci possa essere, in una disciplina come la scherma che è da sempre una delle regine dei giochi olimpici; in un evento che per uno schermidore rappresentano il massimo traguardo raggiungibile.
Nel caso la proposta non venisse approvata, toccherà poi alla FIE ratificare quanto già si sa: ovvero che le gare a squadre assenti a Rio saranno il fioretto femminile e la sciabola mschile.
Un'assenza, soprattutto la prima (senza voler nulla togliere agli sciabolatori), pesantissima per l'Italia, visto il dominio assoluto che il Dream Team al femminile sta imponendo alla scena del fioretto femminile: Arianna Errigo, Elisa Di Francisca, il nome nuovo di Carolina Erba, la vecchia leonessa Valentina Vezzali, che vuole Rio come chiusura di una carriera incredibile e irripetibile. Magari col pensiero stupendo di una settima medaglia a Cinque Cerchi: ma se le cose non dovessero cambiare, due di loro guarderebbero i giochi in televisione. E con loro tanti altri campioni e campionesse di valore assoluto, e lo spettacolo della scherma olimpica ancora una volta mutilato. Cambiare si deve, cambiare si può. Nell'ambiente schermistico si respira aria di ottimismo, non resta che attendere il fine settimana per capire se la realtà sarà corrispondente.