Purtroppo non era un caso isolato. Danilo Di Luca non era l'unico. Il “campione” sul viale del tramonto che non accetta attacchi e distacchi. Non era follia isolata. Un altro montante, di quelli duri, colpisce al volto il mondo del ciclismo. Mauro Santambrogio positivo all'Epo. Il doping ormai di vecchia generazione, il più facile da rintracciare. Positivo al termine della prima tappa. Lo sguardo fiero e il pugno alto di Nibali, il freddo delle montagne e i volti stravolti avevano ridato dignità alle due ruote, dopo i casi di Georges e del killer di Spoltore. Ora un nuovo violento attacco a uno sport sempre in bilico, sull'orlo di un precipizio, tra passione e realtà, tra talento e fiale.
Mauro Santambrogio era stato, con ovviamente Nibali e Giovanni Visconti, la sorpresa in positivo di questa corsa in rosa. Aveva vinto a Bardonecchia, con il beneplacito del leader Astana, in una delle tappe più belle del Giro. Vinto e esultato. Con che coraggio si sceglie di aggirare così i valori cardine dello sport, l'entusiasmo della gente che, a dispetto di meteo avverso e difficoltà, invade le strade, ecco questo non è dato sapersi. Con che coraggio si trafigge prima di tutto il proprio Io sportivo. Domande senza risposta.
Nell'occhio del ciclone ora finisce anche Luca Scinto, direttore della Vini Fantini Selle Italia, che aveva inveito contro gli sponsor poco dopo la notizia della positività di Di Luca, accusando di essere stato costretto a mettere sotto contratto il corridore. Ora che succederà? Santambrogio non è stato imposto da nessuno. É il simbolo di una squadra ora sotto accusa. Scinto si è già difeso via twitter, cinguettando la pazzia dei suoi corridori e smentendo ogni suo coinvolgimento. Ma ormai credere a qualcuno, scegliere di credere a qualcosa, diventa sempre più difficile.