Chi segue Stefano Borghi e le sue piacevolissime telecronache del Clasico spagnolo - Barcellona – Real – avrà notato un vezzo ridondante nei suoi racconti, che viene a galla quando una delle due compagini attacca con veemenza davanti al proprio pubblico. Prendiamo d’esempio il Real; Stefano ricamerebbe con: “Attacca il Real, il Bernabeu è una pentola a pressione”. Perché il pubblico - quello blancos, quello blaugrana, come qualunque – vive in religioso silenzio il momento dell’attacco, spegne le emozioni prima di convertirle in gioia o tristezza. Comportandosi, appunto, come una pentola a pressione, un tranquillo pezzo di acciaio che erutta e sprigiona vapore se sprovvisto di coperchio. Traslando questa metafora nel mondo tennistico, scopriamo che Hyeon Chung incarna alla perfezione il concetto. Calmo e compassato fuori dal campo, un uragano sul rettangolo, come se il suo coperchio venisse tolto non appena varca un impianto.

Già, Hyeon, occhi piccoli, occhiali affusolati bianco perla che ricordano vagamente lo stile di Bono Vox – diversi dai classici finestroni che utilizza nella vita extra tennistica - brufoli spalmati su tutto il viso, aria da bravo ragazzo, ed etica da grande campione. La stessa etica che lo ha accompagnato sin dai primi passi, quando correva e fissava il colore verde per migliorare una vista deficitaria.

Dedizione e talento – Il battesimo di Chung avviene nell’ormai famosissimo Wimbledon Junior 2013. Non parliamo solo della celeberrima finale persa contro Quinzi – poi scivolato nella vorace voragine dei tornei minori – ma del torneo che disputa il nativo di Suwon, che in quel torneo batte gente come Kyrgios e Coric. E’ il trampolino di lancio verso il professionismo, raggranella i primi punti ATP nel 2014 ed alza la testa, inizia la rincorsa al best ranking di Hyung-Taik Lee, coreano issatosi sino alla posizione N°37. Dopo un exploit a livello Futures, vince il primo Challenger appena maggiorenne – Bangkok, battendo Thompson in finale. L’anno venturo timbra il 2T nel 250 di Houston, continuando a brillare nel mondo Challenger. Da lì in poi è solo crescita, lenta ma costante, che lo porta a giocarsi un match alla pari contro Nishikori al Roland Garros – fermato solo dalla pioggia – ed a vincere le Next Gen ATP Finals mettendo in riga tutti i suoi coetanei. Il 2018 è storia recente, dibattito fresco. Figurone in Australia, figurone ad Indian Wells, aspettando Miami alle porte ed il proseguo della stagione.

Pillole tecniche – Partiamo dal servizio, sicuramente non l’arma principale del giapponese. Classico servizio piatto, che inizia con un movimento molto ampio del braccio, il quale raggiunge i 90° gradi a metà esecuzione, e termina con la frustata ad inizio della fase ascendente. Seconda in kick ancora acerba.

Dal minuto 1:41 per osservare la battuta del coreano.

Dritto scoccato in tutte le salse, con lo swing dei piedi che passa dal classico open stance - con una preparazione ariosa del colpo, motivo per il quale è iper competitivo anche sul rosso - ad un neutral stance classico. Rovescio colpo prediletto, pressante da fondo e capace di scoccare sia in diagonale, sia lungolinea con una precisione degna del miglior architetto. Ad alcuni addetti ai lavori ricorda Nalbaldian per la fluidità e la capacità di colpire la pallina con il colpo bimane. Ottimo a rete.

Il primo set agli Australian Open 2017 contro Dimtrov resta uno dei match migliori pre esplosione definitiva.