Una nuova stagione è pronta a ricominciare, e Rafa Nadal punta a confermarsi numero uno al mondo, dopo la ritrovata competitività del 2017, anno in cui il maiorchino è tornato ad alti livelli, non solo sulla terra rossa (trionfo al Roland Garros), ma anche sul cemento (US Open e Pechino, tanto per fare due esempi). E quello della superficie è stato uno degli argomenti più caldi dell'offseason, dopo un che un video di un Rafa sedicenne, che dichiarava di preferire l'erba alla terra rossa, ha spopolato sul web. 

"Non ho visto il video - dice Nadal in una lunga intervista natalizia al quotidiano spagnolo AS - ma la verità è che, nonostante i risultati esagerati che poi ho ottenuto sulla terra, all'epoca non ero preparato per quella superficie. Quando ero piccolo, mio zio Toni non mi allenava per essere uno specialista del rosso, nè dal punto di vista tecnico, nè da quello mentale. Al contrario di ciò che pensa la gente, non lavoravo molto sulla terra. Ma è vero che all'inizio della mia carriera il mio gioco, con i risultati che ne seguirono, dimostrarono che ero adatto a questa superficie. All'epoca mi faceva piacere pensare di essere competitivo sull'erba, perchè erano diversi anni che gli spagnoli non facevano bene sul verde. Pensavo di potercela fare, anche e soprattutto con la voglia di migliorare. Sull'erba il gioco è totalmente diverso, ma la fiducia mi ha aiutato anche lì. Mi sono adattato e divertito, anche se ultimamente le ginocchia non mi hanno concesso di ottenere grandi risultati. Quest'anno però mi vedo bene". Dai sogni di adolescente a quelli attuali: "Non ne ho, perchè tutto ciò che ho vissuto ha abbondantemente superato ciò che avevo sognato o immaginato. Il mio desiderio è sempre lo stesso, essere competitivo ogni anno e divertirmi giocando a tennis. Ho la fortuna di fare ciò che mi rende felice. Quando non proverò più queste sensazioni, allora vorrà dire che bisognerà pensare ad altro".

L'ultimo grande risultato dello spagnolo è stato chiudere il 2017 al primo posto del ranking mondiale: "In questa fase della mia carriera si è presentata questa opportunità di tornare numero uno. Ne ho approfittato e ne sono stato felice, perchè ci sono arrivato attraverso i risultati. Ma non ho mai avuto la prima posizione nel ranking come obiettivo: non lo sarà nemmeno in futuro. Mi interessa solo stare bene e poter lottare per rimanere competitivo, perchè solo così potrò ottenere i risultati che voglio. Il mio calendario e miei obiettivi sono incentrati sulla condizione fisica e sulla felicità, perchè alla fine il numero uno è un successo, ma temporaneo. Alla mia età, ciò che conta di più è sentirmi pronto per allenarmi e giocare". Nadal rimarca ancora una volta le differenze con Roger Federer, fantastico rivale di 36 anni: "Ognuno segue la sua strada, i percorsi sono differenti. Ciò che va bene per uno può non andare bene per un altro. Io ho 31 anni e i 37 che nel 2018 compirà Federer sono molto lontani per me. Vado avanti giorno per giorno, figurarsi se penso a cosa accadrà tra sei anni. Quanto avevo 26 anni non credevo che avrei giocato fino ai 31, e ora non mi immagino in campo all'età che ha Federer. Non si può sapere, perchè dipende dal fisico, dalla voglia e della preparazione". Con Federer ci sono in comune invece tanti successi: "A livello di tornei dello Slam non siamo così vicini, ce ne sono tre di differenza, non sono pochi. Ma non è una cosa di cui mi preoccupo: certo, se le cose dovessero andar bene e mi si presentasse un'occasione, sarebbe fantastico. Ma quando smetterò avrò vinto più di Federer non mi darà una soddisfazione in più". 

Dal 2018 Nadal non avrà più al suo fianco lo zio Toni, suo storico allenatore: "Abbiamo avuto sempre un grande rapporto. E' una persona sensibile, a volte con un carattere molto forte. E' stato più duro con me quando ero piccolo che dopo. E' uno che ha le idee chiare, che non ti fa complimenti gratuiti, che non ti dice che stai giocando bene se invece stai facendo male. E' sempre molto critico, come me. Ma lui di più. Quando ero più giovane ci sono stati momenti di tensione negli allenamenti, ma ho sempre avuto chiara l'idea che lo facesse per me. Non avrei potuto avere persona migliore di lui al suo fianco, perchè tanti dei miei successi, tante delle situazioni e delle partite complicate che sono riuscito a superare e a vincere sono frutto dei momenti che abbiamo vissuto insieme, che mi hanno fatto crescere per la vita e per lo sport. E' stata la persona più importante della mia carriera. Nell'ultima stagione si è formato un bel gruppo con Francisco Roig e Carlos Moya. Ora non ci sarà transizione, lavorerò e programmerò tutto con Carlos: è una nuova era, dovrò adattarmi e provare a fare le cose nella miglior maniera possibile. Le idee e i metodi di Moya hanno funzionato, metodi anche un pò nuovi per me". Il nuovo Nadal incide più con la seconda di servizio: "Da questo punto di vista, è stato l'anno migliore della mia carriera. Non solo ho spinto di più come chilometri orari, ma in generale penso di aver fatto meglio con la seconda che con la prima, guadagnandomi dei punti quasi gratis. Devo proseguire così, perchè nella mia carriera sono due le cose vitali, il servizio e la risposta".