Se nei tornei dello Slam era tornata ad imperare - in questo 2017 di restaurazione - la dittatura di Roger Federer e Rafa Nadal, nelle Atp Finals di Londra, complici l'infortunio del maiorchino e le difficoltà assortite dello svizzero, c'è stato spazio per vedere all'opera fino alla fine diversi giocatori che in carriera non erano mai arrivati a godersi davvero le luci della ribalta. In finale ha trionfato Grigor Dimitrov, il bulgaro promessa del tennis vicina a concretizzarsi, su David Goffin, piccolo belga indomito e splendido da vedere, in una finale palpitante e divertente, in cui sono stati abbandonati i canoni delle maratone da fondo campo, per lasciar spazio a un tennis più ricco di talento, ma anche di discontinuità, mentale e atletica (nel caso del "povero" Goffin). Ma andiamo ad analizzare insieme il cammino degli otto (nove, con Carreno Busta) protagonisti di queste sorprendenti Atp Finals, che dovevano concludersi con l'ennesimo Fedal, e che invece hanno proposto qualcosa di diverso.
- Rafa Nadal. Giunto a Londra malconcio, ha visto dissolversi ancora una volta il sogno di diventare Maestro. Non un caso, data la superficie e gli infortuni, con un ginocchio dolorante che gli ha impedito di competere, ma non di scendere in campo per vincere alla prima contro Goffin. Resosi conto della mala parata, ha preferito salutare per concentrarsi sul 2018.
- Roger Federer. L'unica vera stecca del fuoriclasse svizzero durante il 2017. Dopo aver vinto di tutto e di più, mancando solo l'appuntamento di New York per problemi alla schiena, Federer è parso lento e nervoso per tutta la settimana, nonostante una preparazione specifica per queste Finals. Avrebbe potuto vincere lo stesso, ma la sua versione londinese è sembrata quella pre-sosta forzata ai box. Un altro anno sulla cresta dell'onda, consapevole che però la prossima stagione sarà molto diversa da quella fantastica appena andata in archivio.
- Alexander Zverev. Niente da fare per il fenicottero tedesco, probabile futuro padrone del tennis, ma ancora inceppatosi sul più bello, come già accaduto quest'anno nei tornei degli Slam. Ha impressionato contro Cilic e Federer (nonostante la sconfitta con Roger), per solidità di rovescio e miglioramenti al servizio, mentre è scivolato contro Jack Sock. Un paio di passi in avanti complessivi e sarà difficilmente contenibile.
- Dominic Thiem. La grande delusione. Piazzatosi ben al di là della riga di fondo, il buon Dominic ha fatto la figura dell'imbucato alla festa, spaesato davanti a un contesto tecnico che proprio non riesce a gradire. Disastroso nel finale di stagione, ha confermato le sue difficoltà indoor, con le sue ampie aperture, un boomerang quando la palla rimbalza bassa. Stravolto ed esausto, ha mollato di colpo contro Goffin, dopo aver provato a percorrere la strada degli strappi e della forza bruta.
- Marin Cilic. Poco più che una comparsata, quella del croato, tradito dal servizio e già in apnea dopo la sconfitta con Zverev. Tecnicamente non sembra avere molti margini di miglioramento, anche se la stagione è comunque positiva, con una finale a Wimbledon conquistata e poi praticamente non giocata. Rimane l'uomo degli US Open 2014, con il rischio che il resto della sua carriera divenga un dorato anonimato.
- Grigor Dimitrov. Il trionfatore imbattuto. Le due facce del bulgaro, Mr. Grigor e Dr. Dimitrov, si sono intraviste anche a Londra. Impressionante nel round robin, per facilità di impatto con la palla ed elasticità muscolare, ha rischiato in semifinale e finale, incappando in vecchie paure, con tanto di braccino e ansia da prestazione. Il successo dovrebbe aiutarlo, perchè il talento a disposizione rimane notevolissimo.
- David Goffin. Oltre ogni logica, è lui il piccolo Maestro del tennis contemporaneo. Non sbaglia una mossa, principesco nella lettura della partita e nell'esecuzione dei colpi, con la soddisfazione di aver battuto quasi in sequenza Nadal e Federer, non due qualsiasi. Sbatte su Dimitrov, sua bestia nera, anche per difficoltà fisiche e atletiche che ne nobilitano il torneo. A rimetterci, potrebbe essere la sua nazionale, impegnata tra pochi giorni nella finale di Coppa Davis.
- Jack Sock. L'erede spurio di Andy Roddick ha staccato l'ultimo biglietto per il party, deciso a non perdersi lo show. Ha rifiutato il ruolo di comparsa, non si è demoralizzato dopo il primo k.o., reagendo alla grande contro Cilic e soprattutto Zverev. A colpi di servizio e dritto, ha costretto Dimitrov al terzo set, prima di arrendersi di fronte una qualità tecnica complessivamente inferiore (la propria). Urge un cambio di preparazione atletica per un ulteriore salto di qualità.
- Pablo Carreno Busta. La riserva fuori contesto. Non dotato del talento necessario per tenere la scena a questi livelli, ha lottato contro la controfigura di Thiem, perdendo in volata, per poi sparire con Dimitrov. Difficilmente lo si rivedrà su palcoscenici tanto prestigiosi.
- Gli assenti. Djokovic e Murray su tutti. Torneranno, valga come minaccia o come promessa, a seconda dell'apprezzamento nei confronti del loro stile di gioco. La finale tra Dimitrov e Goffin ha avuto meno appeal, ma è stata più divertente, di quella dello scorso anno tra serbo e scozzese. Ma non c'è da preoccuparsi: gli estimatori del braccio di ferro da fondo campo li ritroveranno a breve nel circuito. Da dominatori o meno, dipenderà da fisico e mente, da rigenerare dopo anni vissuti a pieno regime.