A Londra - nel suggestivo scenario che veste la O2 Arena - i migliori 8 giocatori dell'annata tennistica in corso si sfideranno per alzare al cielo il titolo di Maestro. Il torneo avrà inizio il 12 Novembre, mentre 5 giorni prima prenderanno vita le Next Gen ATP Finals, Masters giovanile che mette di fronti i più forti - secondo il computer - under 21 della stagione. Vavel propone due recap per presentare gli otto partecipanti al nuovo torneo in programma a Milano. Prima manche.

1° - Andrey Rublev

Fascia per contenere il prorompente caschetto, barba appena accennata, sguardo glaciale che fa da contorno ad un viso che rimarca la sua giovinezza. Originario di Mosca, Andrey ha scoperto il tennis fin da piccolo, sport difficile nella fredda Russia; "ti potevi allenare 3-4 mesi l'anno, poi faceva troppo freddo" racconta in una delle sue tante interviste. Fa parte della fucina di talenti snocciolata dal paese transcontinentale sul gong degli anni 2000, di cui ne è l'esponente massimo assieme a Khachanov e Medvedev - entrambi presenti a Milano. Carattere fumantino - ricordiamo le accuse di Verdasco prima ed Olivo poi per comportamento antisportivo - nato sotto il mito di Marat Safin, inizia a far discutere di sè già a 18 anni, quando riesce a varcare le qualificazioni degli Australian Open mettendo alle corde Anderson nel match d'esordio. Un paio d'anni di assestamento, di crescita mentale e fisica, poi il fiammifero sfrega sul rosso di Umago e causa l'incendio: Rublev inanella vittorie su vittorie, ed in finale batte un cultore della terra come Paolo Lorenzi. Compie un altro exploit a New York, quando arriva a giocarsi il quarto di finale contro Rafa Nadal dopo aver battuto tennisti del calibro di Dimitrov e Goffin. Cede nettamente contro il maiorchino, ma il mondo tennistico riscopre il suo talento.

Rublev e la sua forza inaudita, AO 2016.

Il video mostra Rublev durante una sessione di allenamento agli Australian Open, nel 2016, quasi due anni fa. Colpisce la violenza inaudita con cui il russo squarta la palla, la maltratta brutalmente con i colpi base. Il rovescio è potente, ma risalta all'occhio la meccanica del dritto, scoccato con una velocità di braccio pazzesca che sgorga potenza. Ficcante anche il servizio, in foot-up, che può utilizzare a suo piacimento. A molti addetti ai lavori ricorda un altro russo, Yevgeny Kafelnikov; a Milano - sulla carta - parte da favorito grazie al forfait di Zverev.

2° Karen Khachanov

La Russia al potere. A Rublev succede Khachanov, finito secondo nella race. E' un ragazzo tutto da scoprire Karen, che vive - sotto certi aspetti - una vita da Dr. Jekyll e Mr. Hyde; nessun allarmismo, ci mancherebbe, ma il parallelismo calza a pennello, con i dovuti paragoni. Il giovane russo, infatti, quando non fa volteggiare la racchetta in campo è un ragazzo all'antica, che ama districarsi tra libri di letteratura e tomi di scienze motorie - d'altronde, con padre e madre ex studenti di medicina qualcosa sul corpo umano è lecito conoscere - staccando la spina con partite di scacchi. Il tennis - comunque - non è l'unico sport che segue con passione: appassionato di basket NBA, tifa i Miami Heat, e dl calcio, con il Real Madrid nel cuore. Djan - questo è il suo soprannome - cambia totalmente carattere quando varca l'ingresso di un campo; diventa un leone pronto ad azzannare la preda lasciando da parte timidezza ed ingenuità. E' testimone di una crescita verticale che l'ha catapultato - negli ultimi due anni - nell'élite del tennis. Primo tennista Next Gen a sfondare il muro dei 30, conquista il primo titolo a Chengdu nel 2016. Da lì si aprono velocemente le porte dei tornei principali, respira insieme ai grandi.

Allenamento Khachanov/ Goffin, IW 2017.

Come Rublev, anche Khachanov è un concentrato di potenza. Robusto ma veloce al contempo, mastino da fondo. A differenza di Andrey, la meccanica dei suoi colpi richiede tempo; scocca il dritto - colpo prediletto - dopo un attenta preparazione con i piedi e con tutto il braccio, stesso dicasi per il rovescio. A tal proposito, preferisce le superfici lente - terra rosso o cemento lento - e non il cemento iper veloce, dove ha meno tempo per preparare e scoccare colpi. Ottimo anche il servizio, piatto e devastante.

3° - Denis Shapovalov

Il giovane più chiacchierato. Shapovalov arriva tra i migliori 8 dopo aver sfornato una stagione favolosa, impensabile per un ragazzo che ha raggiunto la maggiore età solo nel mese di Aprile. Nato nel 1999 a Tel Aviv da genitori russi - che si rifugiarono in Israele dopo che l'Unione Sovietica si era sgretolata - a nove mesi è testimone del suo primo trasloco: Toronto, Canada. Inizia a giocare presto; all'età di 5 anni imbraccia già la racchetta spinto dalla madre - maestra di tennis - lavorando sodo per coltivare un sogno proibito: diventare professionista ed affrontare il suo idolo: Roger Federer. Appassionato di Hockey sul ghiaccio - "se non fossi diventato tennista professionista, avrei tentato con quello" - non si perde un match di NHL, supportando la sua squadra del cuore: i Toronto Maple Leafs. Ama videogiochi e film, cullato dalla sua spensierata adolescenza. Gli addetti ai lavori lo scoprono presto, con l'exploit a Wimbledon Junior - sua superficie preferita - dove colleziona la vittoria finale. Al grande pubblico, invece, si fa conoscere per uno spiacevole inconveniente: durante il match decisivo di Coppa Davis contro Edmund - Canada e Gran Bretagna erano sul 2-2 - stizzito dopo aver subito break anche nel terzo set, scaglia violentemente la pallina spurgando rabbia. Per una sfortunata coincidenza, quest'ultima colpisce il volto del giudice arbitro procurandogli una vistosa ferita all'occhio. Inutili le scuse, lui viene squalificato ed il Canada perde la possibilità di approdare ai quarti. Si riscatta, con gli interessi, sul cemento estivo americano, dopo aver fatto vedere ottime cose al Queen's. Montreal - 1000 di casa - gli tiene in caldo una WC, Denis ringrazia e fa il pandemonio: in una settimana supera gente del calibro di del Potro e Nadal, fermandosi solo in semifinale per mano di Zverev, futuro campione. Si ripete agli US Open, estromesso da Carreno Busta dopo 3 set tiratissimi.

Allenamento Shapovalov, US Open 2017.

Concentrato di tecnica ed estro, unico in un mondo tennistico sempre più uguale. Shapovalov ha conquistato prepotentemente il cuore dei tifosi soprattutto per il gioco che propone. Mancino atipico, è un giocatore a tutto campo, e mentre si sprecano i paragoni - il più gettonato resta Pete Sampras - noi ci godiamo tutti i suoi vezzi. A partire dal fantastico anticipo in risposta, marchio di fabbrica. Denis azzanna la palla, aprendo l'alettone del rovescio all'inizio della parabola discendente, così da imprimere alla palla una traiettorie bassa e profonda. Ottimo anche il servizio, difficile da arginare il kick, da migliorare la seconda. Veloce con i piedi, a rete ha tanto da offrire.

4° - Borna Coric

Prima della cascata mediatica, prima dei giovani in copertina, prima della Next Gen che colonizza tutti come una cellula impazzita. Prima di tutto ciò, Borna Coric. Il classe '96 è stato il primo della lista a rompere il muro dei 100 e dei 40 poi, qualcosa dovrà pur significare. Nato a Zagabria, Croazia, a 5 anni vede suo padre Damir giocare e s'innamora dello sport con la racchetta. Cresce sotto il mito di Rafa Nadal, ma non può sottrarsi all'adorazione di un'icona croata per talento e dedizione: Goran Ivanisevic. E' attratto anche dalla boxe - sport che avrebbe praticato volentieri - e nel 2016 ha coronato il suo sogno; incontrare Mike Tyson. Ha un sogno ancor più grande, però; sostare lassù, tra i grandi. Battere Nadal a 17 anni in quel di Basilea, entrare nei top 100, insidiare tanti top e varcare la top 40; tutte cose che ha già vissuto. Pian piano il vantaggio che aveva accumulato con i suoi coetanei si è assottigliato, ma la sensazione è che lui sia ancora un talento inespresso, dal potenziale infinito. Giocatore dal carattere esplosivo, ha un tatuaggio che recita: "Non c'è nulla di peggio - nella vita - che essere ordinari".

Allenamento Coric, Rotterdam 2016.

Coric non ha il colpo della domenica, non è un giocatore che aizza le folle. E' un concentrato di solidità e concretezza, spalmata sia in difesa che in attacco. E' un giocatore universale, che sa giocare un ottimo tennis su qualsiasi superficie. Il rovescio è la sua arma principale, soffre con il dritto ma sta crescendo anche con questo fondamentale. Buon servizio.