Aggrappati a Fabio Fognini. Il tennis italiano non vive un periodo di splendore, specie al femminile. I risultati faticano ad arrivare e sono spesso frutto di sudore e sacrificio, vedi Lorenzi. Gocce di talento bagnano però il movimento tricolore. Anche in tempi difficili, abbiamo oasi in cui trovare ristoro. Fognini, chiacchierato, vituperato, accantonato, è il massimo esponente della racchetta, per idee e talento. Sul banco degli imputati per uno sgradevole sfogo, replica al rientro in campo, da campione. A San Pietroburgo, conferma il grande feeling con il torneo e il veloce indoor, strappando l'ennesima finale di carriera. Nella semifinale con Bautista - al contrario di Fabio giocatore estremamente solido, regolare - l'azzurro parte male, è in difetto costante per un set. Dal secondo, inizia una guerra soprattutto di testa e Fognini è bravo a non allentare le corda. Doppio tie-break, nel primo deve annullare anche due palle match. 76 76, successo in cassaforte.

Quest'oggi, il via alle 15.30 sul campo centrale, Fognini si gioca il titolo con il bosniaco Dzumhur. Partita elettrica, difficile da decifrare. Dzumhur è nel miglior momento, è un tennista in ascesa e si adatta alla perfezione a questo contesto. Nella sua porzione sul cemento, la finale a Winston Salem e la semifinale a Los Cabos. Qui, un percorso senza macchia, un unico passaggio a vuoto, con Broady. Prontamente cancellato. Ieri, 63 75 a Struff, non uno scherzo. I precedenti dicono Fognini, ma riconducono ad altro terreno. Due partite ad Umago, sul rosso. L'impressione è che il divario possa essere minore, che Dzumhur possa incrinare le certezze di Fabio. Serve il miglior Fognini, per dare un calcio alle critiche, per trascinare un movimento in affanno. 

Bautista Agut (1) - Fognini (3) 6-2 6-7(7) 6-7(5) 

Dzumhur -Struff (8) 6-3 7-5