Oltre al classico verde dei prati inglesi, quest’anno il torneo di Wimbledon si è tinto anche un po’ di bianco e di rosso, andando a dipingere la bandiera italiana sui campi dell’All England Club. Sette gli azzurri al via nel tabellone del singolare maschile: oltre ai soliti noti Fognini, Lorenzi e Seppi (i primi due teste di serie, il terzo sempre a suo agio sull’erba), i tifosi italiani hanno potuto apprezzare tanti volti nuovi per un palcoscenico del genere.
Al primo turno, infatti, si è presentato anche Stefano Travaglia che, finalmente libero da infortuni, ha coronato un 2017 in cui era già arrivato il titolo del Challenger di Ostrava trovando l’esordio in main draw di un torneo del Grande Slam. Per l’azzurro un’eliminazione sì, ma ricca di gloria, contro il promettentissimo russo Rublev, capace di spuntarla solo al quinto set per 7-5. Sorte diversa invece per Thomas Fabbiano: anche il tennista pugliese mette a curriculum la prima esperienza nel tabellone dei prati londinesi, unico buco nel suo palmares dopo il primo turno agli Australian Open di quest’anno, ma Sam Querrey rappresentava un avversario di caratura molto maggiore, che comunque il nostro connazionale è stato capace di trascinare due volte oltre il 5-5 nel primo e nel secondo set, salvo capitolare poi per 6-2. Completa il “piccolo grande slam” di ingressi nei tabelloni principali anche il ventiquattrenne Marco Cecchinato, spazzato via abbastanza rapidamente (6-2,6-2,6-0) dalla testa di serie numero 9 Kei Nishikori. Per tutti loro, comunque, un buon bagaglio di esperienza oltre al balzo notevole nel Ranking ATP.
Discorso a parte è invece quello di Simone Bolelli, un tempo habitué di questi campi, costretto a sprofondare oltre la 600esima posizione del ranking dopo l’operazione al ginocchio. All’inizio dell’anno si parlava di un Bolelli oramai fuori dall’orbita dei tornei di primo livello in singolare, ma il bolognese ha respinto al mittente ogni critica superando, come già al Roland Garros, tutti e tre i turni di qualificazione per arrivare al main draw. Un primo turno brillante gli ha permesso di avere la meglio su Yen-Hsun Lu, ma l’ostacolo secondo turno, rappresentato da uno Tsonga in stato di grazia, gli è costato caro: tre set a zero per un azzurro che comunque ha ritrovato un gioco di tutto rispetto oltre ad un altro grande passo nella sua scalata verso la top 100 mondiale.
Infine, una finestra di riguardo meritano i nostri primi tre: su tutti Fabio Fognini, seed numero 28 in tabellone, capace di eliminare prima Tursunov (che però giocava sfruttando una situazione di ranking protetto) e poi il ben più pericoloso Jan Vesely, entrambi per tre set a zero, per guadagnarsi il palcoscenico del Campo Centrale contro l’idolo di casa, nonché numero uno del mondo, Andy Murray. Il ligure ha messo in difficoltà in più fasi l’avversario, sfoderando un tennis spettacolare, vincendo un set ed arrivando quattro volte ad un punto dal quinto. Invece, la rimonta scozzese, con 4 games consecutivi, ha sancito il 7-5 decisivo per chiudere il match. Come al solito, tante meraviglie ma anche tanti rimpianti lasciati in campo da Fabio. Per Paolo Lorenzi, invece, quello del 2017 è finalmente un Wimbledon dolce: dopo sei sconfitte su sei match giocati, il senese è riuscito ad avere la meglio su Horacio Zeballos, chiudendo finalmente il cerchio con una vittoria in ciascuna prova dello Slam. Al secondo turno Lorenzi ha dovuto chinare la testa alla giovane stella Jared Donaldson, ma una piccola pagina di storia personale, testimoniata dal sorriso a trentadue denti con il quale ha lasciato l’All-England Club, è stata scritta. Andreas Seppi, invece, dopo la semifinale conquistata su questa superficie all’ATP 250 di Antalya, ha dovuto abbandonare la contesa al secondo turno: troppo forti le sassate di Kevin Anderson per l’altoatesino, che rimane comunque alle porte dei primi 100 del mondo.