Si torna sempre dove si è stati bene, recita un famoso detto che riecheggia nei nostri timpani. Siamo portati – per antonomasia, per abitudine ed un po' per il naturale trascorso degli avvenimenti – a ricercare il bello in ogni situazione, in ogni sfumatura che la vita ci propone. Non è esente da calcoli lo sport; in esso ricerchiamo la bellezza, la sinuosità, l'armonia e la geometria delle forme. Per questo siamo propensi a guardare sportivi che incarnano perfettamente questi parametri, innamorandoci di loro e del loro modo di agire in campo e fuori. Spostando l'attenzione, direzionando la lente d'ingrandimento verso il capitolo tennis, possiamo constatare come due tennisti sopra tutti – nell'ultimo decennio – abbiano monopolizzato questa disciplina, facendo razzia di cuori ed entrando prepotentemente in quel vespaio chiamato marketing. Vincendo, tra l'altro. In maniera schiacciante, perentoria. Parliamo di Roger Federer e Rafael Nadal, i quali continuano a stringere saldamente, quasi con gelosia, il vessillo tra le mani. Insomma; in direzione tennis ci sono sempre loro.
L'anno appena trascorso ci ha propinato un piccolo assaggio del post Roger e Rafa, con i due cultori della racchetta claudicanti ed assenti rispettivamente da luglio ed ottobre. Gli unici superstiti della stirpe dei “Fab Four” erano Novak Djokovic ed Andy Murray, i quali si sono equamente spartiti il palcoscenico del 2016. Due fenomeni, due grandi, enormi tennisti, certo, incapaci però di detronizzare la premiata ditta. Chi per un motivo, chi per un altro; la scintilla non è scattata ed il loro atteggiamento non ha fatto breccia nell'animo degli appassionati. Non sono bastati i match giocati e vinti, le imprese, i record, i trionfi; una porzione di pubblico è rimasta fedele alla corrente elvetica o iberica che sia.
Gennaio 2017; l'inebriante profumo di rinascita. Il fuoco arde e scalda il cuore di ogni appasionato di sport. Sì, proprio così, ogni appassionato di sport non di tennis. Entrambi tornano in un torneo esibizione: Nadal fa tappa ad Abu Dhabi per il Mubadal World Tennis Championship, Federer delizia l'Australia prendendo parte alla Hopman Cup. Il Re fa il pienone a Perth per il suo primo allenamento dopo 6 mesi - circa 8.000 persone presenti, record assoluto - il maiorchino viene applaudito ed inondato da bandiere nel suo esordio susseguente allo stop.
E la vetrina mondiale del tennis muta ancora una volta. Djokovic e Murray arrancano, Federer e Nadal tornano a sfidarsi ad alti livelli ed a calamitare orde di persone. Al campo, in TV, dovunque è Fedal mania. La finale degli Australian Open rappresenta il climax di questa favola, i due giganti dell'era moderna incrociano per l'ennesima volta la racchetta. In finale, in uno Slam. Delirio totale, gli ascolti schizzano alle stelle, il tennis entra di nuovo in ogni casa e si adagia sulla lingua di milioni e milioni di persone. Decine di discorsi, parole ridondanti che ricamano lo stesso motivo: "Nulla è come Federer - Nadal, anche per un estraneo a questo mondo". Il tennis è tornato, per i non addetti ai lavori. E forse anche per coloro che nuotano in questo mare. C'è una sorta di politeismo intorno a questa disciplina, un'adorazione folle verso due giocatori unici, emblematici ed amati come mai nessuno prima di loro. Djokovic e Murray non sono in grado di contrastrarli, la Next Gen sembra convincere poco il pubblico; ecco che l'inesorabile destino ci trasporta verso un'isola di equilibrio e tranquillità. Meglio per certi versi, peggio per altri. Ciò che è certo è che l'amore della gente verso questi due campioni non finirà mai e che le loro radici non si estirperanno facilmente.