Si spengono le luci, parla David Ferrer. Il tennista della comuninad Valenciana si racconta a El Pais mettendosi a nudo. Difficoltà, problemi ed ostacoli hanno puntellato la stagione appena conclusa, che lo ha visto scivolare - dopo un decennio - fuori dalla top ten. L'iberico attualmente occupa la 21esima posizione nel ranking e dichiara:
"Quando vinci, aumentano le pressioni esterne che ti obbligano a non fallire. Bisogna conviverci ogni giorno, costantemente e quando lo fai da anni intuisci che il corpo e la mente hanno bisogno di staccare la spina. Sono situazioni nuove, sensazioni differenti. Avverti tristezza ed insicurezza, a me è capitato. Ho attraversato un periodo in cui avevo perso il mio spirito combattivo, la voglia di competere. Mi sono sentito perso, isolato per due - tre mesi. Non mi era mai capitato tutto ciò. Ad altri tennisti era capitato, per me - invece - è stata la prima volta. Tennis sport egoista? E' naturale che lo sport individuale ti porta a pensare solo a se stessi, ad essere egoisti appunto. Dipende anche dal giocatore e dall'educazione ricevuta. C'è da dire che questo nobile sport ha molti valori: a partire dal rispetto, l'umilta, la grinta di reagire nei momenti no, la condivisione del proprio tempo con altri tennisti. E' una sana rivalità. Credo - inoltre - che nessuno possa ambire a diventare N°3 del mondo facendo leva solo sulla forza fisica. Il talento è variegato. Io sono orgoglioso della mia carriera, di ciò che ho costruito. Mi fa piacere anche sentire i pareri positivi della gente; riconoscono in me un guerriero che supera se stesso, è gratificante".
E ancora: "Cosa penso di Nadal? Si diverte ed è ancora in top 10. Penso che Rafa possa vincere altri Slam. Puttroppo quest'anno nel momento migliore, ha patito un brutto infortunio. Non vedo perchè debba smettere, non ha senso farlo solo perchè non ha più i mezzi per diventare N°1. Lo sport lo diverte, lo rende felice sia quando le cose vanno bene, sia quando vanno male. Ovviamente nel momento in cui gira tutto bene, ogni cosa è a posto mentre quando prende una piega sbagliata è lo sportivo a decidere cosa fare. E' come se io dicessi a qualunque lavoratore di smettere di fare il proprio mestiere per il semplice fatto che non ha scritto un buon articolo o non ha svolto correttamente una mansione. Non cambia nulla".