A pochissime ore dal "divorzio" come allenatore di Novak Djokovic, Boris Becker parla all'emittente inglese Sky News, spiegando i motivi della rottura con l'attuale numero due al mondo. Al termine di tre anni di collaborazione, l'ex tennista tedesco racconta di un Nole demotivato negli ultimi mesi, poco incline a lavorare in allenamento.
"Siamo giunti a questa decisione di comune accordo - dice Becker circa la chiusura del suo rapporto professionale con Djokovic - una scelta di questo tipo non avviene nello spazio di una notte, ma è stato qualcosa di progressivo. E' stata comunque un'avventura incredibile, tre anni pieni di successi. Ovviamente ci sono state due o tre sconfitte che avremmo voluto evitare ma alla fine, guardando ai risultati complessivi, credo che se mi avessero detto che insieme avremmo vinto sei titoli del Grand Slam, che Novak sarebbe tornato ad essere il numero uno al mondo e diventato nettamente il giocatore più forte del circuito, avrei firmato subito". Diversa l'analisi sulle ultime settimane di lavoro con Djokovic: "Penso che gli ultimi sei mesi siano stati complicati per diversi motivi. Come staff tecnico abbiamo avuto le mani legate, perchè non abbiamo potuto lavorare come avremmo voluto. Novak non ha più trascorso molto tempo sui campi d'allenamento come invece avrebbe dovuto fare, e lo sa. D'altronde successi del genere non si ottengono schiacciando un bottone, oppure presentandosi e basta ai tornei. Bisogna allenarsi duramente, perchè gli avversari fanno lo stesso".
"Non so se Novak abbia avuto problemi personali. Per quanto ne so, è felicemente sposato e ha un bellissimo figlio. Però la professione del tennista è quella che forse richiede maggiore egoismo nell'ambito dei vari sport, perchè riguarda solo il giocatore. Ovviamente Novak è un uomo di famiglia e ha voluto dare importanza a sua moglie e a suo figlio. Non credo ci siano stati problemi tra loro. Ho incontrato diverse volte sua moglie: è amorevole e lo supporta tantissimo, ma probabilmente non hanno trascorso abbastanza tempo insieme. E' capitato anche a me, venti anni fa, fa parte del mestiere del tennista. Ora però sono certo che aver perso la prima posizione nel ranking mondiale in favore di Andy Murray gli servirà da scossa per ripartire. La sconfitta agli US Open con Stan Wawrinka gli ha fatto male, ma penso che fosse ciò di cui aveva bisogno, per realizzare cosa si prova quando si perde, perchè per due anni e mezzo non aveva praticamente mai perso. Sono convinto - e rimango il suo primo tifoso - che tornerà alla grande e sarà di nuovo numero uno al mondo da miglior giocatore di questo sport. Ma deve tornare ad allenarsi e a concentrarsi sul suo lavoro e su cosa lo ha reso così forte in questi anni".