Sulle orme di Goran Ivanisevic e Ivan Ljubicic, ma con una continuità un po' più prolungata nel tempo. Proprio con la solidità e con la costanza di rendimento che ha assunto nelle ultime due-tre stagioni, Marin Cilic è diventato uno dei migliori giocatori in circolazione, conquistando in pianta stabile un posto tra i primi dieci della classifica mondiale. Per lui si tratta della seconda partecipazione alle ATP World Tour Finals: due anni fa, nella stagione che lo ha visto trionfare agli Us Open totalmente contro pronostico, finì nel girone insieme a Stan Wawrinka, Tomas Berdych e Novak Djokovic, vincendo solo un set e uscendo di scena immediatamente.
LA STAGIONE
Eppure la parte iniziale del 2016 non era stata eccelsa per Cilic. Bautista Agut lo elimina nettamente al terzo turno degli Australian Open, Zverev lo sconfigge in maniera secca a Montpellier, al ritorno in Europa. La prima finale stagionale del croato arriva sempre in Francia, a Marsiglia: vittorie su Haase, Kuznetsov e Paire, prima del ko contro l'austro nascente 'aussie' Nick Kyrgios. Così Marin resta ai margini della Top Ten anche a causa di alcune prestazioni non esaltanti, come l'immediata uscita di scena ad Acapulco per mano di Ryan Harrison. L'arrivo della primavera non fa cambiare più di tanto la musica: quarti di finale a Indian Wells e terzo turno a Miami prima della finale a Ginevra, in cui è Wawrinka ad avere la meglio in due set.
La stagione di Cilic sembra arrivare finalmente a una svolta, ma arriva una clamorosa eliminazione al primo turno al Roland Garros, per mano dell'argentino Trungelliti. La breve apparizione stagionale su erba inizia con la semifinale al Queen's, persa contro Murray, poi a Wimbledon il croato rischia il colpaccio: sotto di due set contro Federer arriva la rimonta, ma nel quinto set è lo svizzero ad avere la meglio. Ko a Toronto e agli ottavi nei Giochi Olimpici di Rio, poi arriva la prima vittoria stagionale: a Cincinnati stavolta Murray si arrende nell'atto conclusivo, e Cilic entra in Top Ten. L'allergia agli Slam prosegue con la sconfitta al terzo turno degli Us Open per mano di Jack Sock. A ottobre arriva la semifinale a Tokyo (sconfitta con Goffin) e con un prematuro ko a Shanghai contro Zverev, poi arriva il trionfo a Basilea, secondo e ultimo della stagione. Così come avvenne due anni fa a Flushing Meadows, a cedere in finale contro il croato è Nishikori. L'ultima fatica si è consumata a Parigi-Bercy: sconfitta in semifinale contro Isner.
IL GIOCO
Tutto il mondo riconosce a Marin Cilic una certa efficacia nel gioco da fondo: potente, soprattutto molto profondo e alla ricerca della linea di fondo avversaria per far perdere il ritmo a chi si trova dall'altra parte della rete. Un modo anche per aggredire la rete e chiudere i punti senza troppo sforzo. Ma subito dopo aver vinto il primo e fin qui unico torneo del Grand Slam in carriera, il tanto discusso Us Open 2014, il giocatore nativo di Medjugorje ha anche migliorato in maniera sensibile il proprio dinamismo, soprattutto in orizzontale, per consentirgli di giocare nel migliore dei modi anche quando deve essere lui a "difendersi" contro il gioco propositivo degli avversari. L'unico punto debole, o comunque l'aspetto meno ficcante del gioco del croato, è rappresentato da un rovescio piatto che raramente gli porta dei punti.