"Mi sento alla grande", un semplice messaggio, attraverso il profilo twitter, ri-accende la passione. Federer è in campo, racchetta alla mano, attento a colpire nel punto giusto la pallina. Anche in una normale seduta d'allenamento, il dettaglio conta, specie per il migliore. Roger rincuora i tifosi e di fatto annuncia il ritorno, anche senza una data precisa.
Non c'è una scadenza, ma i progressi sono evidenti, tanto evidenti da stupire perfino Federer stesso. Una stagione non certo semplice per Roger, costretto più volte a re-inventarsi, a ricostruire programmi e tornei. Dopo il buon abbrivio, tra Brisbane e Melbourne, lo stop per problemi al ginocchio, operazione e attesa, con il ritorno sul rosso per recuperare condizione e fiducia. Qualche passo a Monte-Carlo e Roma, la sensazione di non essere Federer, semplicemente.
Con l'arrivo dell'erba, superficie di casa, qualche lampo, tra Stoccarda e Halle, nessun titolo, fino all'avvento a Wimbledon. Il miracolo con Cilic e la resa con Raonic, di fronte a un avversario più giovane, più fresco e di certo in uno stato di forma diverso. Un campanello d'allarme, l'ennesimo, da un fisico provato. La decisione, successiva, di salutare il sogno olimpico e di rimandare alla stagione successivi gli ambiziosi progetti.
L'US Open alle porte non prevede la presenza di Federer, ma il futuro è più roseo, lo stacco dall'attività agonistica può servire per calibrare al meglio i prossimi mesi, magari con un balzo in anticipo rispetto alla tabella prestabilita, con un assaggio di campo prima del 2017.
L'impressione è che il circuito, ancora oggi, non possa permettersi un Federer in panchina, l'impressione è che Federer, ancora oggi, non accetti di buon grado la sconfitta. L'ultima sfida stuzzica il campionissimo, sul viale del ritorno.
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