Oltre tre ore di lotta serrata. Al tramonto, la cornice del Foro lascia senza fiato. La bellezza eterna di Roma si proietta sul rettangolo rosso, quasi muove il pensiero e l'azione dei protagonisti in campo. Kei Nishikori accarezza l'impresa, spinge Djokovic a un passo dal baratro. Ri-emerge, il campione, con il talento che è proprio di chi non sa perdere. "Un punto può decidere una partita", Nole non scherza, tutt'altro. Soffre, come già ai quarti con Nadal, cade nel parziale d'avvio, ma si rialza, ancora una volta. Al tie-break del terzo, esausto, alza al cielo le braccia, occhio fiammante.
Oggi, per il titolo, affronta il britannico Murray. La prima semifinale - tra le bizze del tempo - procede senza sussulti di sorta. Il malcapitato Pouille subisce l'impeto agonistico di Murray e rende le armi in meno di un'ora.
Il confronto odierno, tra Djokovic e Murray, è il n.33. Djokovic è in vantaggio 23-9 e ha una striscia aperta di quattro successi. L'ultima affermazione di Murray nel 2015, in Canada. Terzo appuntamento di stagione, in precedenza assolo di Nole a Melbourne e a Madrid. Il confronto di Madrid - per superficie e collocazione temporale - riveste un'importanza maggiore. 62 36 63 Djokovic in finale.
Il serbo ha un ruolino perfetto sul rosso. Solo tre partite, altrettanti successi di Djokovic. Esiste un precedente anche a Roma. Semifinale del 2011, Djokovic al prolungamento del terzo.
Non un cammino semplice per il più forte giocatore del mondo. Qualche difficoltà ad assimilare la terra della Capitale, diversi errori nelle prime uscite, addirittura uno 0-6 con Bellucci. Poi il cambio di marcia con Rafa. Lineare, invece, la condotta di Murray, costretto ad alzare la soglia d'attenzione solo nel secondo set con Goffin, nei quarti.
Favore del pronostico per Djokovic, ma Andy, in ottima forma, può scalfire le certezze dell'uomo di gomma. L'incontro è in programma sul Centrale non prima delle 17.