Roger Federer gioca di martedì, non una consuetudine per uno come lui. Gioca in anticipo, rispetto al naturale esordio. Gioca, perché come un bambino non vede l'ora di sentire il profumo della partita, il calore del pubblico. Gioca e vince, dopo 74 giorni. In un cassetto semi-chiuso l'operazione al menisco, il mancato ritorno a Miami, le lunghe sedute d'allenamento per ri-acquisire brillantezza e rapidità.
C'è un filo di tensione che percorre gli spalti, c'è un punto interrogativo, sospeso nell'aria. Il dubbio è legittimo, qual versione di Federer a Monte-Carlo? Roger risponde al Ranieri III con piglio, pare non sentire la lontananza dai campi, esprime il suo tennis di fioretto e attacco. Si muove bene, i piedi danzano, sulla riga di fondo e in avanti, la presa della rete è rapida, repentina. Federer si mette nel campo e stritola Garcia Lopez. L'incedere delle lancette aiuta, qualche colpo non trova la misura, è un rodaggio atteso. Con il primo set in archivio, Federer cresce e dipinge, con il tocco nei pressi del net, con l'accelerazione di dritto, con il back, letale a ogni latitudine, su ogni superficie.
La partita non riserva sorprese, se non uno scossone finale, in cui Federer scende di colpi, forse già con la testa altrove e Garcia Lopez, ormai all'angolo, sgancia il braccio dalla tenuta difensiva. Illusione che si spegne quando Roger - senza la prima - si presenta vicino al rivale, sotto alla rete, in posizione di fuoco. L'applauso che segue la fine della contesa è forte, intenso, un ringraziamento quasi, un tributo che nasconde un timore seppellito dalla prova del campo.
"Mi sono sentito molto bene, è stato bello mettere in campo le sensazioni positive che avvertivo in allenamento, non ho dolore e penso che in qualche modo sia stato il match perfetto"
Federer racconta poi l'andamento della partita. Un inizio in equilibrio, con il break nel sesto gioco a spezzare l'incontro. Nel game successivo le prime difficoltà di Roger, costretto a ritoccare il suo livello per respingere la minaccia spagnola. Un rovescio dall'alto verso il basso che trova il suo epilogo pochi centimetri prima della riga di fondo. Garcia Lopez, fermo sul lato opposto, osserva la soluzione lungoriga, inerme.
"Ho fatto ciò di cui c'era bisogno, la partita è stata equilibrata all'inizio, poi sono stato bravo ad accelerare. Ci sono stati scambi prolungati e io mi sono mosso bene, insomma ho attraversato varie fasi, anche dal punto di vista delle emozioni, in fondo non sapevo come avrei reagito, fisicamente e mentalmente"
L'attenzione è soprattutto alla forma fisica, alla risposta del corpo dopo la lunga inattività. Federer non chiede al torneo vittorie e successo, ma positive risposte per il proseguo della stagione.
"Non so come sarà il ginocchio tra tre partire, oppure quando giocherò cinque set, o ancora quando cambierò superficie. Questo era solo un test, l'ho passato con soddisfazione: il risultato, in questo torneo, è l'ultima delle mie preoccupazioni"
Fonte Gds