Questione di tempo. Le lancette si bloccano in un pomeriggio francese, a Marsiglia scocca l'ora di Nick Kyrgios, ribelle australiano dal talento cristallino. Personaggio difficile da circoscrivere, anticonformista, un bad boy della racchetta. Spesso sopra le righe, per colpi e atteggiamento. Nel piatto tennis dell'epoca moderna, un'oasi di salvezza, una luce accecante, talvolta troppo forte, controproducente.
Exploit solitari, imprese di un giorno, fino a ieri. In finale, Kyrgios annienta Marin Cilic, testa di serie n.4 del torneo, e a 20 anni mette in bacheca il primo trofeo ATP. Non un semplice assolo questa volta, un percorso da primo attore, con vittime illustri a certificare una settimana da protagonista. Gasquet - avversario di Kyrgios nella prima finale del nativo di Canberra, Estoril 2015 - e Berdych, giocatori da top ten caduti al cospetto del guascone d'Australia.
Un torneo intero senza cedere le armi, la difesa del territorio, un servizio sopra le righe, questa volta in senso positivo. 35 punti su 37 in finale, percentuale da urlo, 94%. Una sola delicata palla break, a cui opporre nervi saldi, sul 54 Cilic nel secondo, con il colosso croato pronto a rovesciare la netta impronta del primo set.
Già, il primo set. Kyrgios d'assalto, sempre in avanti, braccio proteso a spingere, con forza, ogni palla. Cilic in difesa, in recupero, in affanno. Break per il 31, break, il secondo, per allungare verso il 62. Poi la testa, salda, in un secondo sempre a rincorrere, sempre fianco a fianco, mai con corsa di testa.
Al tie-break, la spallata, un mini-break per il 53, il naturale allungo verso il 73 finale. Kyrgios è campione, Cilic rende omaggio al rivale, è il titolo che inaugura l'era di Kyrgios, il primo, non l'ultimo. Un refolo, una soffice brezza che spezza la monotonia dei tempi moderni.
Kyrgios - Cilic 62 76(3)