Non poteva esserci partita, avversario e torneo migliore per concludere così un 2015 forse irripetibile per Novak Djokovic, con l'undicesimo trionfo in tredici finali disputate, a suggellare un cammino che lo ha visto dominare dall'America fino all'Asia, passando per la terra e il cemento europeo. E non poteva chiudere l'album dei ricordi di quest'annata senza firmare un altro record: con il trofeo alzato oggi, infatti, Nole diventa il primo tennista a vincere il Masters di fine stagione per quattro volte consecutivamente, salendo a quota 5, ad una sola lunghezza proprio dal suo avversario odierno, Roger Federer. Per lo svizzero poco da rammaricarsi: era oggettivamente difficile poter riproporre una prestazione come quella di martedì sera a distanza di così pochi giorni, ma gli va comunque riconosciuto il merito di averci provato fino all'ultimo scambio, contro un Djokovic in versione deluxe fin dal primo 15 della partita.
E infatti il match si è aperto come lo scontro del Round Robin di martedì sera: Federer al servizio nel primo game e subito costretto a fronteggiare e salvare una palla break che poteva rendere questo ultimo atto più a senso unico di quanto non si sia rivelato poi alla fine. La novità è invece l'occasione per strappare la battuta a Nole che proprio l'elvetico si procura nel secondo gioco, ma il tentativo di vincente di Roger con il dritto si arresta in rete. Nel game successivo gira quasi irrimediabilmente il set e forse anche la partita: Federer concede una nuova palla break, e stavolta non c'è il servizio a salvarlo e ancora il dritto lo tradisce, portando il serbo sul 2-1. In questo primo parziale, comunque, il tennis offerto anche dal numero uno al mondo non è eccelso come dimostrano il quarto e l'ottavo game quando, in vantaggio di 30-0 in battuta, si fa rimontare fino al 30-30 ma poi, a suon di ace, si toglie dai guai confermando il proprio vantaggio e una solidità mentale che qualche giorno fa gli erano mancati nei momenti top. Il set si conclude con un altro break di marca serba: grazie a risposte profondissime, Novak si procura due set point; Federer con una veronica d'annata salva la prima ma non la seconda, con la demivolèe che si spegne nel corridoio. 63.
Il secondo set è una normale e naturale conseguenza del primo: Nole gioca con la tranquillità di un set in cascina e di chi sa di essere più forte in questo momento, Federer, forse con il serbatoio non completamente pieno e oggi quasi abbandonato dalla prima di servizio, si trova costretto ad alzare ancora di più l'asticella e ad aumentare la percentuale di rischio durante lo scambio. Dopo due turni tenuti facilmente dai giocatori in battuta, il terzo gioco è un'istantanea della partita: Djokovic gioca ogni colpo ad una spanna dalla riga di fondo, comandando sempre le operazioni, e Federer, per vincere due punti in risposta, deve tirare fuori dal cilindro un rovescio lungo linea di contro balzo e un dritto incrociato con un angolo acutissimo, senza però che queste magie gli valgano anche solo una palla break. L'ottavo game, sul punteggio di 4-3 per il serbo, ci da l'idea di come lo svizzero sia veramente ad un passo dalla resa: con un errore dietro l'altro si ritrova 0-40, ma l'orgoglio del gran campione lo salva dal "non ritorno" e cala in campo tre servizi vincenti, un ace ed un fendente lungo linea che gli valgono il nuovo aggancio sul 4-4. Ma Djokovic, nonostante un pubblico apertamente schierato dalla parte dello svizzero, non si scalfisce e mette di nuovo il naso avanti tenendo a zero il delicato proprio turno di battuta con due vincenti lungo linea di rovescio d'autore. La palla passa di nuovo nelle mani di Federer e anche stavolta la partenza è in salita: sono altre due le palle break da affrontare ma stavolta sono anche dei match point. E il servizio, stavolta, non viene in suo soccorso, visto che la prima la salva grazie ad un errore di Djokovic e sulla seconda alza bandiera bianca addirittura con un doppio fallo, regalando al serbo il meritato ultimo capitolo di una stagione da mettere (per lui) negli annali di questo sport.