Più forte del tempo, più forte degli avversari. Andy Murray scende in campo due volte, supera prima Viktor Troicki e poi Kevin Anderson, e si laurea per la quarta volta campione al Queen's.
Dopo la sospensione per pioggia di ieri, il britannico rientra in campo in mattinata per portare a compimento il match con il serbo Troicki. Si riprende dal 33 della prima giornata, con palla break in favore della testa di serie n.1 del torneo. L'incontro segue la falsariga del primo atto, con Troicki costretto a inseguire Murray. Il break arriva subito ed è bissato da una seconda rottura che chiude il set. 63 perentorio. Nel secondo parziale, la partita vive di maggior equilibrio, un break per parte, con Troicki che riesce a sfruttare l'alta percentuale di prime per arrampicarsi fino al tie-break. Il prolungamento, chiuso 7 punti a 4, premia Andy e la finale è realtà.
Ad attendere Murray, il sudafricano Kevin Anderson. Il match di Murray è ai limiti della perfezione. 0 palle break concesse nell'arco dei due set, l'81% di punti con la seconda, contro il 45% del rivale, la capacità di trasformare le uniche due occasioni lasciate sul tavolo dal colosso sudafricano. Murray allunga nel quarto gioco del primo set e nel quinto del secondo, un doppio strappo che segna Anderson, bloccato dalla compattezza di un Murray extra-lusso.
Ad Anderson non bastano 10 aces, 3 quelli di Murray, perché la qualità di Andy, anche in risposta, è straordinaria. La condizione atletica è eccellente, le gambe rispondono e il tennis fluisce rapido dal braccio. Perfetta anche la tenuta mentale, in una giornata complicata dal doppio impegno.
Dalla terra all'erba, Andy Murray si candida a un posto al sole sul verde di Wimbledon. Nel torneo che regala l'immortalità tennistica, già conquistato in passato, Murray punta a scalfire la leadership di Djokovic e l'eternità di Federer.